Una volta Fernando Llorente ha dichiarato: «Il destino mi ha dato tutto. Ma forse mi deve un Champions». Beh, di certo non servirà a restituirgli la finale persa proprio con il Liverpool il 1° giugno, la seconda dopo quella steccata nel 2015 con la Juve, però quel gol realizzato martedì con i Reds al San Paolo, il primo da quando è azzurra la sua vita, gli ha permesso di urlare come un matto sotto la curva. Con tanto di bacio alla maglia: un abbraccio ai nuovi tifosi e uno schiaffo a chi aveva sorriso o magari riso del suo acquisto: per i 34 anni – è il più anziano del gruppo – e soprattutto per i 13 gol realizzati nelle ultime due stagioni con gli Spurs in tutte le competizioni (2 in Premier). Poco? Certo non molto, ma il calcio è strano: da queste parti si dice al diavolo il passato, o giù di lì, e vamos con la nuova vita. Che oggi, dopo due partite con il Napoli, racconta di un assist e una rete in 46 minuti giocati entrando dalla panchina. Una volta, per certi giocatori d’esperienza capaci di spaccare le partite, andava di moda l’etichetta: alla Altafini. Ecco: magari più in là si dirà alla Llorente. Fonte: CdS