La società costituita da Aurelio De Laurentiis, per rilevare la storica SSC Napoli, è sempre stata improntata su poche figure apicali: un direttore responsabile a livello generale, dagli acquisti al coordinamento delle varie attività di gestione, una figura giuridico amministrativa, a cui è affidato il delicato compito di redigere i contratti ed un dirigente accompagnatore, nonché responsabile della comunicazione. Oggi le tre figure rispondono ai nomi di Cristiano Giuntoli, Andrea Chiavelli ed Edo De Laurentiis, figlio di Aurelio. Poche figure professionali a cui il patron ha affidato compiti e responsabilità ma senza esclusività, poiché da vanesio accentratore qual’è, De Laurentiis, non disdegna di mettere l’ultima parola, spesso vanificando quanto fatto dai suoi manager. In altri termini, la società sportiva calcio Napoli assomiglia più ad una azienda casereccia a conduzione familiare che ad una società per azioni, degna di questo nome. Uno dei difetti che viene imputato alla società di De Laurentiis riguarda la comunicazione ufficiale con la tifoseria. A rendere ancora più difficile questo aspetto, sono le dichiarazioni forti rilasciate, di tanto in tanto, dal produttore cinematografico. De Laurentiis non ha mai risparmiato critiche, anche feroci, verso la tifoseria che rappresenta. Così come è sempre stato abile a scaricare sul tesserato di turno, le responsabilità di una cessione. Proprio nelle ultime ore, il patron ha definito i tifosi del Napoli invidiosi del nord, scatenando le ire del popolo azzurro. Se De Laurentiis non è mai stato amato dalla sua tifoseria, che vorrebbe vincere il terzo tricolore della storia, le ultime affermazioni non possono che acuire, ulteriormente, la situazione. Un passo indietro da parte di tutti, patron da una parte e tifoseria dall’altra, oltre ad una maggiore chiarezza circa gli obiettivi e le aspettative societarie, sarebbero auspicabili, nel più breve tempo possibile. Nel nome del nostro unico bene comune, il Napoli.
a cura di Riccardo Muni