Zemanlandia era un paese da cui non avresti mai voluto andar via, perchè non avresti mai voluto togliere lo sgiardo dalla bellezza. E, l’uomo che l’ aveva inventato, l’altro paese dei balocchi, è il boemo Zeman. Dal Foggia alla Lazio, dalla Roma al Lecce e poi fino al Pescara, in compagnia di tridenti e diagonali offensive, sovrapposizioni e tagli. Un hombre vertical, intramontabile, che sa cosa significhi costruire l’emozione del calcio, il gol.
Si sono scatenati gli attacchi, Zeman… E quindi non ci annoieremo stavolta. «Ho il sospetto di no, anche se la rosa della Juventus è così enorme da lasciar il sospetto che possa restare distante dal resto del campionato. Ma capiremo subito se le principali concorrenti riusciranno a stare incollati ai campioni d’Italia. Io penso che andremo incontro ad un torneo più equilibrato e che ci divertiremo».
Intanto si segna tanto e lo prendiamo per buono. «E’ anche la dimostrazione che ci sia un bel po’ di coraggio in più: d’altro canto – ma lo sostengo da sempre – nel calcio vince chi ne fa uno in più. Però va anche aggiunto, per onor di verità, che di errori individuali dei difensori ce ne sono stati e qualche incertezza arbitrale s’è già registrata».
Ma si segna e la gente si diverte. «E’ un segnale positivo, dal punto di vista statistico. Le sfide con tanti gol regalano le emozioni che vuole la gente».
Si è fatto una scorpacciata di partite. «E si è avuta anche la conferma che sarà necessario aspettare, perché è impossibile ma anche ingiusto giocare a mercato aperto. Le trattative si sono chiuse praticamente ieri, verrebbe da dire, che hanno smesso mentre le squadre erano ancora in campo, con alcuni organici incompiuti e con qualche calciatore distratto dalle voci».
C’è qualcuna che la incuriosisce di più? «Mi viene da pensare, ognuna per un motivo diverso, alle solite cinque-sei: quelle che hanno chiuso nei primi quattro posti della passata stagione, Milan compreso, ma soprattutto alla Lazio».
Due giornate sono poche per capire, ma… «Ma la Lazio mi sembra quella che stia già avanti rispetto alle altre: ha la consistenza tecnica per continuare, ha cambiato meno e ha immediatamente esibito un bel calcio».
Le panchine girevoli: Juventus, Inter, Milan e Roma, lassù, hanno scelto nuove strade. «Ed avranno la necessità di aspettare che i nuovi allenatori riescano a trasmettere le proprie filosofie di gioco. Non accadrà rapidamente, non credo che possa succedere».
La Juventus non è ancora di Sarri. «Ha dovuto smettere di allenare per un periodo più o meno lungo e questo diventa un pregiudizio. Le sue teorie, per attecchire, hanno bisogno della sua presenza, delle sue indicazioni. Nella Juventus di questa fase, non ci sono tracce del Napoli di Sarri: ma era già complicato che si potesse seminare in poche settimane, con la sua assenza è divenuto tutto più difficile».
L’Inter sembra già di Conte. «Anche a lui va concesso un periodo per riuscire a far capire alla squadra le proprie teorie. Per ora ha solo tolto Icardi».
Con Icardi al Psg chi ci rimette? «L’Inter rinuncia a un uomo che nelle sue stagioni in nerazzurro ha segnato più di cento gol. Non mi sembrano pochi. Quelli come Icardi sono sempre utili».
E quelli come Lukaku. «E’ un centravanti fisico, dunque aspettiamo».
Zeman cosa ha visto di nuovo, sinora? «Una ricerca del palleggio, che però avviene con ritmi e meccanismi non ancora fluidi ma destinati a migliorare. E le difese, per il momento, fanno in tempo a sistemarsi».
Il suo «uomo», pare persino superfluo fare il nome, resta sempre l’italiano più bravo? «A me sembra di sì, però è chiaro che il giudizio su Insigne vada al di là di queste prime due partite, dove pure ha segnato una doppietta. Poi a Torino si è fatto male e quindi qualcosa ha pagato, perché penso – da quel che leggo – che il problema fisico abbia influito sui suoi quarantacinque minuti. Ma Lorenzo rimane sempre un giocatore importante».
Domandina estiva: chi vince la classifica cannonieri? «Se Cristiano Ronaldo fa quel che sa, arriva a quaranta gol. Se fa un po’ meno di quel che sa, può avvicinarsi a quella cifra».
E lei quando torna? «Quando mi chiamano, se mi chiamano e per un progetto che sia serio: fare calcio. Io sono sempre pronto».
Fonte: CdS