Il calcio del terzo Millennio è in queste nuove abitudini, in allenamenti «diversi», in una professionalità più rigorosa: otto giorni a Castel Volturno e poi via, in campo, scaricando al «Franchi» le prime tossine, tuffandosi in quell’ora e mezza per sfruttarla appieno e renderla funzionale al personalissimo ritiro che Ancelotti gli ha costruito addosso su misura. «Ma io lo so quando è arrivato e so cosa può darci: entrerà in condizione in questo modo». E adesso si fa così, non avendo altri mezzi per fronteggiare il calendario che prevede la coppa d’Africa fino alla metà di luglio e poi circa un mese di vacanze (però tenendosi in forma, per quel che si può) necessario, o indispensabile, per non ritrovarsi gonfio di fatica: ci vuole un fisico bestiale, ovvio, ma Kalidou Koulibaly, che ce l’ha, è atterrato a Capodichino il 14 agosto, il 15 era in campo a Castel Volturno e il 24, e chi l’avrebbe detto?, s’è sistemato al fianco di Manolas, come riporta il CdS, ha retto un tempo, poi è diventato umanissimo anche lui, che in genere è extraterrestre, e si è ritrovato con Milenkovic una spanna più su. «Ma non mi preoccupo». E infatti, a Torino ritocca ancora a lui, perché quello è stato il suo stadio (22 aprile, ricordate?) per una notte splendida e carica di speranze poi trasformate in illusioni: ma si può fare, e si farà, incurante del dato statistico e oggettivo , perché ci sono uomini a cui non si rinuncia.
La Redazione