Mertens, dieci milioni per strapparlo al Psv nell’estate del 2013, è l’espressione lieve, seriosa e però seria, a volte scanzonata, del «fenomeno» contemporaneo, un po’ guascone e apparentemente naif, ma in questo settennato napoletano riempito di sé c’è soprattutto la capacità di evolversi e di stupire un giorno sì e l’altro pure: tredici gol per cominciare, poi dieci per non scivolare al di sotto della doppia cifra, e ancora undici per rimanere aggrappato a numeri appaganti. Poi, il boom: trentaquattro reti in sequenza, una dietro l’altra, per lanciarsi sulla Via Lattea e decidere di segnare, segnare, segnare a oltranza, senza negarsi niente, mettendone assieme altri ventidue ed altri diciannove e ora gliene basterebbero dodici per affiancare Hamsik ma forse sarebbero meglio tredici, per starsene stella tra le stelle, e per sempre, o fin quando si potrà, nel cielo di Napoli che a giugno prossimo – probabile non certo – vorrà che brilli ancora di lui, anche se dovesse andar via. Fonte: Cds