Gabriel Caballero, argentino naturalizzato messicano, 47 anni, è stato il primo allenatore di Hirving Lozano nel Pachuca.
Quale fu la sua prima impressione di Lozano? «Era il 2009. Al Pachuca avevo chiuso la carriera di calciatore ed ero rimasto ad allenare le giovanili. Hirving aveva 14 anni ma già stregava tutti perché bravissimo nel dribbling».
Nel 2013 lei iniziò ad allenare la prima squadra. «Hirving era già stato alle mie dipendenze nelle categorie under 16 e under 17. Un giorno si infortunò uno degli attaccanti titolari, il 17enne Lozano era ancora piccolo e gracile, ma io avevo bisogno di un giocatore diverso, brevilineo e veloce. Si dimostrò immediatamente all’altezza della situazione dal punto di vista tecnico. Non ha mai avuto paura delle sfide».
Fisicamente, invece... «Quello era il problema. Chucky era troppo leggero per reggere l’urto di difensori più grandi ed esperti, il che ci obbligò a realizzare un apposito lavoro di rafforzamento muscolare. Poi a 18 anni fece definitivamente l’esordio in prima squadra con EnriqueMeza, il mio successore».
Che tipo di giocatore è Lozano? «Un calciatore che crea superiorità, abile nel dribbling e nello spaccare le difese avversarie con la sua velocità. Può giocare su entrambi i fronti d’attacco nonostante io lo preferisca a destra, dove cerca spesso il fondo e può essere molto utile per servire i compagni sotto porta».
Nel Napoli giocherà proprio a destra. «È un bene che si possa sfruttare la sua abilità ad andare sul fondo, perché con il suo passo veloce può rivelarsi un assistman importante. In fondo non si tratta di un goleador ma principalmente di un rifinitore».
Come mezza punta centrale, invece? «Non lo vedo. Il suo ruolo è quello di ala. Dall’esterno può fare qualsiasi cosa. Lo ricordo come un gran lottatore, uno che non si arrende mai».
La sua abilità principale? «Saltare l’avversario e creare la superiorità numerica in attacco. Ricordo che spesso era lui a procurare i rigori nei momenti più difficili e nelle partite contro le difese chiuse: la sua abilità può fare la differenza».
Napoli è la piazza giusta per lui? «Il passaggio dal Psv al Napoli per lui è importante, sebbene credo che all’inizio bisognerà aver pazienza. Il processo di adattamento non è mai immediato, peraltro il calcio italiano è più tattico e più fisico. Ma Ancelotti saprà sicuramente gestirlo al meglio».
Fonte: Antonio Moschella su Il Mattino