Ecco come giudicano la nostra la Serie A in Brasile

La storia di Antonio de Oliveira Filho detto Careca si potrebbe raccontare solo coi numeri, ma che storia sarebbe? Tra i più forti (forse, il più forte) numero 9 della storia del Napoli quando il centravanti era poesia pura e stava al centro dell’attacco mentre col tempo si è passati a parlare di punte esterne o di movimento (manco se i 9 stessero lì fermi impalati a quei tempi). E persino dei falsi nove. 97 gol tra campionato e coppe nel Napoli dal 1987 al 1993. Ha vinto la Coppa Uefa nel 1989, lo scudetto e la Supercoppa italiana nel 1990. L’attaccante che portava il nomignolo di un famoso clown fece piangere un’intera generazione di difensori e chissà quanti gol in più avrebbe fatto con le regole attuali. Tra le altre risposte eccone altre 2 riportate da Il Mattino

Come è la serie A vista dal Brasile?
«Lentamente sta tornando a essere un campionato importante, non ancora quello che io scelsi nell’estate del 1987: allora venire da voi in Italia significava trovare i migliori al mondo. Io ero stato preceduto in quegli anni da Falcao, Socrates, Zico: tutti i riflettori erano sulla serie A. E infatti le squadre italiane, in quegli anni, quando andavano in Europa, vincevano coppe a non finire».
Trent’anni fa, di questi tempi, gettavate le basi con Albertino Bigon per il secondo scudetto della storia azzurra.
«Fu un’estate che solo all’esterno sembrava difficile. In realtà, quando capimmo che Maradona sarebbe tornato (sognava di andare al Marsiglia di Tapie, ndr) ci rassicurammo: Diego era capace di sparire anche per un paio di giorni e pure durante l’anno. A me, però, non fregava nulla. Io sapevo che poi la sua lealtà e il suo senso dell’onore nei confronti dei compagni lo portavano a dare il massimo una volta che scendeva in campo. Metteva ogni cosa da parte. C’era il Napoli e c’erano i suoi compagni di squadra. E ha sempre fatto così. Diego non ha mai deluso».
Quando la rivediamo a Napoli?
«Presto, prestissimo. A fine agosto ho una serie di impegni con uno sponsor. Ammetto che è sempre una gioia tornare lì. Ho vissuto degli anni straordinari e ci vengo sempre con un grande rammarico».
Quale?
«Che in trent’anni non è arrivato ancora nessun altro scudetto. Spero che De Laurentiis ci riesca, faccia gli sforzi per vincere. Anche perché vincere lì è come far festa nei giorni del Carnevale in Brasile».

Fonte: Il Mattino

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