Uno e trino, però senza avventurarsi in paragoni scomodi e anche un po’ blasfemi: ma un attaccante “totale”, adesso, è così che si presenta. E l’hanno inseguito per sei mesi, raccontano le leggende metropolitane che Ancelotti se ne fosse innamorato al Mondiale del 2018, quello vissuto da commentatore; e Giuntoli, che poi è andato a vederlo e che ripetutamente ha spedito in Olanda i suoi 007 più fedeli, è rimasto incantato sin dal primissimo scatto. Lozano ti prende per la gola, quando allunga se stesso e la squadra con ripartenze fulminanti, serve per avvicinare il Napoli, fondamentalmente squadra di palleggiatori, all’area avversaria e ad arrivarci il più in fretta possibile, ma non solo in contropiede, troppo banale così, ma pur nel possesso, nella ricerca dell’uno contro uno e dunque nella costruzione della superiorità numerica. C’era bisogno di un uomo che avesse velocità non solo di pensiero – di quello ce n’è in abbondanza – ma di scatti feroci, capaci di spaccare le partite, di renderle dense di vibrazioni. Fonte: Cds