L’amore per il Napoli e Maradona, De Crescenzo ricordato da Mimmo Carratelli

Così lo racconta Mimmo Carratelli sulle pagine del Corriere dello Sport.

Le sue parole:

«Alla tv preferisco sempre un buon libro, a meno che la tv non trasmetta la partita del Napoli». Il 10 maggio 1987, il giorno del primo scudetto della squadra azzurra, si travestì da fotografo per essere sul campo al San Paolo. Tifoso azzurro di lunga data. Ha raccontato: «Avevo nove anni e mio padre mi portò all’Ascarelli a vedere Napoli-Ambrosiana. Perdemmo all’ultimo minuto e iniziai a piangere disperatamente. In quel momento realizzai che ero un tifoso del Napoli e così è sempre stato e sempre sarà, una sofferenza genuina». Aneddoto delizioso, non sostenuto dai reali risultati del Napoli contro l’Ambrosiana in quegli anni.
Al tifoso napoletano, accusato d’essere lamentoso e vittimista, ha consigliato: «Rivolgo ai tifosi lo stesso invito che i napoletani fecero a San Gennaro quando la Chiesa di Roma mise in dubbio la sua esistenza: futtatènne». Ha anche scritto: «Il tifo è sentimento, è la più alta forma d’amore che un individuo possa provare. Il tifoso potrà cambiare moglie, amante, partito politico, ma mai la squadra del cuore». E ai tempi di Diego fece dire a Bellavista: «San Genna’, non ti crucciare, tu ‘o ssaje te voglio bene, ma ‘na finta ‘e Maradona squaglia ‘o sanghe dint’’e vene». Del pibe ha scritto: «Maradona è il genio assoluto, un Achille dei nostri giorni, con il suo coraggio e i suoi punti deboli». Ha raccontato: «L’ho conosciuto quando ero ingegnere, però non ci fu molto dialogo, forse non destai il suo interesse». Luciano De Crescenzo è stato uno dei cronometristi alle Olimpiadi 1960 di Roma fissando il tempo da record mondiale sui 200 metri di Livio Berruti, ventunenne, che correva con gli occhiali da sole.

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