Fino a qualche anno fa era una esclusiva prerogativa del calcio spagnolo, ma adesso è diventata di moda per tutti i paesi. Stiamo parlando della clausola rescissoria. Infatti in Spagna l’articolo 16 del Real Derecto n. 1006 del 26 giugno 1985 sancisce la possibilità di stipulare tale accordo tra i giocatori e le società. La finalità della suddetta clausola però non era ben vista dall’UEFA che non ammetteva che un giocatore potesse decidere dove andare unilateralmente. Però il trasferimento di Ronaldo all’Inter, il 20 giugno del 1997 per la clausola da 48 miliardi di lire e un indennizzo di altri 3 miliardi di lire stabilito dalla FIFA (per un totale di circa 27 milioni di euro attuali), ha stravolto tutto.
NEL 2001 TUTTO E’ CAMBIATO
Proprio questo caso creò una discussione ai piani alti dell’UEFA per capire gli effettivi sviluppi di tale “novità” contrattuale. Nel 1998 la Commissione europea avviò un’indagine sui trasferimenti dei calciatori e nel 2001 la FIFA, con l’accordo del sindacato dei calciatori, adottò una nuova regolamentazione in merito. Sancendo che la possibilità di decidere unilateralmente di lasciare un club col pagamento della clausola rescissoria potesse diventare valido a tutti gli effetti.
DA RONALDO A NEYMAR
Fino ad arrivare ai giorni nostri dove la clausola è diventata un parte integrante della stipulazione contrattuale, sono ormai tantissimi i calciatori col “cartellino addosso”. E’ diventato quasi un listino prezzi da consultare, trovato l’accordo col calciatore basta versare l’intero importo della clausola di recesso e il gioco è fatto. L’esempio più eclatante è quello di Neymar con i 222 milioni versati dal PSG dopo aver trovato l’accordo col giocatore, tagliando completamente fuori il Barcellona (che aveva inserito quell’importo non pensando che qualcuno potesse davvero arrivare a pagarlo). Ormai nella contrattualistica del Calcio l’argomento clausola rescissoria non è più un tabù ma bensì un’arma da saper usare sult avolo della trattativa.