Nello Daniele è tra i pochi napoletani ad aver frequentato Maurizio Sarri al punto di proclamarsi l’uno amico dell’altro. «Voglio bene al mister ma come tutti i tifosi ci sono rimasto male nel vederlo dall’altra parte della barricata». Era più di un’amicizia, era qualcosa di viscerale tra lui e il popolo.
Adesso tradimento è la parola più abusata.
«Non è un traditore. O meglio, la questione è capire se ha tradito una filosofia, e dunque se stesso, oppure se ha tradito i napoletani».
Ecco appunto, vallo a capire. «Non ha tradito Napoli. L’avrebbe fatto se a parità di offerte avesse accettato la Juventus. Ma poiché De Laurentiis non si è fatto avanti per riportarlo da noi, ha optato per una scelta professionale impeccabile».
I napoletani non la pensano in questo modo.
«Una parte del nostro tifo spesso ha atteggiamenti provinciali, dobbiamo smettere di guardare in casa della Juve, gufarla, sperare che non vinca la Champions e gioire di questo. Bisogna concentrarci su noi stessi e sulla squadra che ci appartiene. Cosa farebbe un operaio napoletano se gli offrissero uno stipendio cinque volte superiore per trasferirsi a Torino? Ve lo dico io, ci andrebbe di corsa».
Calcio uguale business, addio ai sentimenti.
«La professione, ovvero il lavoro, in questi caso viene prima di ogni altra cosa. Sarri è andato a Torino per guadagnare, certo, ma anche per migliorarsi: è nel miglior club italiano. Ma che ci aspettavamo? Che avrebbe rifiutato a vita un’opportunità del genere soltanto perché napoletani e juventini non si sopportano?»
Magari se fosse rimasto un altro anno al Chelsea sarebbe stato meglio.
«È vero, soprattutto perché aveva vinto l’Europa League. Il riscontro è semplice: tantissimi napoletani, io per primo, quest’anno hanno tifato Chelsea. Nessuno di noi però tiferà per la Juventus».
Se lo sarebbe mai aspettato di vederlo in giacca e cravatta alla corte degli Agnelli?
«Fa uno strano effetto, ho assistito per qualche minuto alla sua conferenza, poi ho cambiato canale. Vi assicuro però che al Chelsea non voleva più stare, troppi occhi addosso, aveva problemi addirittura nel fumare. A gennaio stava già maturando l’idea di lasciare Londra».
Voi due abbracciati a casa Sarri a Varcaturo, una foto storica.
«L’ho conosciuto quando vivevo in Toscana, vicino Siena e ci siamo rivisti qui. Per certi versi è un tipo strano, non esce mai di casa, legge, fuma e parla di calcio. Quella sera del suo compleanno a cena eravamo in quattro, ovviamente lui in tuta, all’improvviso si alzò e mi spiegò con i magnetini del frigorifero perché Hysaj non migliorava e perché Milik non era adatto al suo gioco. Poi chiese alla moglie di dare una stiratina alla tuta perché il giorno dopo c’era allenamento e voleva indossarla».
In apparenza anche un po’ burbero, non è così?
«All’inizio, poi si scioglie. Gli regalai un libro e alcuni cd, finimmo per parlare di Pino e trattenne a stento le lacrime. Più che burbero direi timido: De Laurentiis per il compleanno gli fece dono di un Rolex e lui aveva vergogna ad aprirlo».
In conferenza si è arrampicato un po’ sugli specchi quando gli sono state fatte domande sul suo passato da Masaniello. «Confesso che alcune risposte non mi sono piaciute. Ha deviato il discorso sul potere e sulle accuse rivolte in passato al sistema Juve: adesso fa parte di quella società, cosa avrebbe potuto o dovuto rispondere?»
Chi si è comportato peggio, lui o Higuain?
«L’argentino perché fece tutto all’improvviso e di nascosto».
Sarri alla Juve accrescerà la rivalità tra le due piazze?
«È scontato. Nemmeno Lippi, Ferrara e Cannavaro sono riusciti ad avvicinarle».
Fischi o applausi il giorno di Napoli-Juventus?
«Gli sono riconoscente per averci regalato il Napoli più bello della storia e per questo lo rispetto. Non lo applaudirò e non lo fischierò».
Fonte: Il Mattino