A Napoli era conosciuto come gran tiratore di punizioni, compreso a San Siro contro l’Inter. Andrè Cruz parla del suo passato in azzurro e le sue doti su palla inattiva.
La sua specialità erano i calci di punizione: ci sveli il suo segreto. «La prima cosa che ci vuole è la tecnica, e quello non è certo un segreto. Poi, ovviamente, ci vuole tanto allenamento. Io, ad esempio, mi fermavo sul campo tanto tempo dopo gli allenamenti con la squadra. Il mio modello era Zico. Per calciare bene le punizioni ci vuole tanta concentrazione. Perché sai che durante la partita potresti avere anche una sola occasione da fermo e devi sfruttarla al meglio».
Recentemente è stato a Ischia: come mai? «Sono legatissimo a Napoli e a questa terra che ha per me dei ricordi unici. Poi a Ischia ho degli amici che hanno casa e quando giocavo andavo molto spesso da loro. In questo periodo c’è stato un evento con un club di tifosi e sono ritornato con piacere».
E invece che ricordi la legano a Napoli? «Napoli è una città particolare, bellissima. Mi ha sempre impressionato il traffico. Scherzi a parte: il clima è unico e poi il popolo napoletano è meraviglioso, molto simile a quello brasiliano. Napoli è una città che mi ha sempre affascinato per la sua storia e mi è sempre piaciuto visitarla. Ogni volta che torno noto che ci sono dei cambiamenti e a me piace sempre molto».
E che ricordi ha della squadra? «Beh, la nostra società non aveva certo i soldi di quella attuale. E anche noi giocatori non avevamo gli stessi stipendi, ma eravamo ugualmente una buona squadra. Il nostro unico problema era quello della rosa un po’ corta: se qualcuno si faceva male andavamo in difficoltà. Nonostante tutto, però, abbiamo fatto dei buoni campionati e io ho lasciato dei bei ricordi. Soprattutto per i gol che facevo su punizioni. Sono stati tre anni indimenticabili».
La Redazione