Fuori dal Palazzo, c’è la ressa dei controrivoluzionari, altro che diciotto uomini, e quel senso di ribellione verso se stessi che brucia, divora: è un amore «tradito», lo senti, lo avverti, e c’è un senso di disorientamento collettivo che ha spaccato una città e che ora quasi la fonde.
Sandro Ruotolo, ministro di un movimento che si è disintegrato alle 15 esatte di una domenica bestiale, quando s’è dissolto quel triennio – calcistico – ma anche un’idea romanticamente ribelle d’identità.
«Annuncio le mie immediate e irrevocabili dimissioni da ministro della propaganda del Politburo del comitato centrale della rivoluzione sarrista. Quelle di Sarri sono state tre meravigliose stagioni, dove undici avanguardie hanno declamato con la bellezza oltre la piazza azzurra dello stadio San Paolo. Sono stati tre anni che nessuno di noi dimenticherà. E’ stata una magìa irripetibile e di questo dobbiamo innanzitutto ringraziare il popolo napoletano. Il sarrismo è stato una filosofia di vita, un sentimento che ha coinvolto donne e uomini, vecchi e bambini».
Penserete che sia semplicemente sentimento calcistico, quello che muove dalla pancia, ma Sarri a Napoli è stato altro, e ha avuto la forza persuasiva persino di separare due gemelli dalla nascita, i Ruotolo, che ora attraverso ciò che Guido scrive sul Napolista si ritroveranno: «Con il tempo le ferite si rimargineranno e Napoli lo dimenticherà. Ha esaltato la bellezza del gioco e la sua inconcludenza. Ha teorizzato l’eterna opposizione per non assumersi mai la responsabilità della squadra e della società. Ha fatto divertire come divertivano quel fenomeno da circo che si chiamavano Harlem Globetrotters. Grandi virtuosismi. Ho sempre venerato Maradona perché era nello stesso tempo genio e sregolatezza. Aveva carisma e classe. E’ stato il più grande calciatore moderno, anzi post-moderno perché ha mostrato al mondo anche le sue debolezze». Fonte: Cds