Carlo Ancelotti rivisto da Sven Goran Eriksson, trentadue anni dopo: Roma, 1984-1987, il triennio dello svedese in giallorosso, che finisce proprio in coincidenza con l’addio del centrocampista emiliano.
«Ho uno splendido ricordo di Carlo, come calciatore e soprattutto come uomo» ha dichiarato il tecnico, che nel pomeriggio verrà premiato a Napoli, alla settima edizione di Football Leader
Uno sguardo al passato remoto ma anche uno sul futuro: «Ancelotti è diventato uno dei più grandi allenatori, affermandosi in qualsiasi nazione in cui sia stato. È una garanzia per questo club e non ha certo bisogno dei miei consigli, perché lui di calcio sa tutto e sono convinto che farà un enorme lavoro anche qui a Napoli».
Però: eh sì che c’è un però, in quell’orizzonte che si spalancherà quando comincerà la prossima stagione che Eriksson prevede comunque dura. «Complimenti alla Juventus che vince sempre. Io spero che il campionato dell’anno venturo possa essere combattuto. Ancelotti è un vincente ma non sempre può bastare un allenatore con le sue enormi qualità per riuscire a vincere: ci vogliono anche grandi calciatori».