Il 5 luglio del 2017 fu Diego Armando Maradona a ricevere la cittadinanza onoraria: Kalidou Koulibaly la riceverà a settembre. «Ed è l’uomo giusto per riceverla: perché come Maradona, anche Kalidou ci mette il cuore in campo per il Napoli». Lo afferma Idrissa Sené, console del Senegal in città. «Per i senegalesi in Italia, non solo per quelli che vivono a Napoli, Kalidou è un vero e proprio ambasciatore. Un modello, anche di comportamento, da seguire ed imitare. Poi, me lo ripete sempre spiega il console che si sente francese di nascita, senegalese dentro e napoletano nel cuore. Ama questa città quasi come la sua famiglia. Sentir parlare Koulibaly di Napoli potrebbe essere una lezione d’integrazione ed è un grande contributo per la nostra comunità».
E’ uno che unisce la teoria alla pratica, Koulibaly: «Mi chiama una volta alla settimana, si informa su tutte le necessità della comunità. Kalidou è un ragazzo con un cuore grande, ma non vuole che si sappia in giro ciò che fa per la sua gente. Ci tiene tantissimo a mantenere la riservatezza sui gesti che compie a favore di coloro che sono più sfortunati. Posso solo dire che, anche concretamente, si impegna tantissimo, compie atti concreti che aiutano persone in difficoltà. Lui mi considera come un fratello maggiore, ma con una grande umiltà, nonostante tutti i riflettori puntati su di lui. La popolarità non lo ha reso presuntuoso».
«Mi sorprenderebbe vederlo andar via da Napoli. Kalidou mi parla sempre del legame che si è creato con questa terra. Non conosco le dinamiche del calciomercato, né voglio addentrarmi in questo discorso. Ma, da come ne parla, credo che possa anche restare per molti anni a Napoli. Si è integrato benissimo come, tra l’altro, fa praticamente tutta la comunità senegalese: da console, il mio principale impegno è proprio quello di vigilare che la mia gente riesca a vivere in città nella massima armonia con i napoletani. Devo aggiungere che a Napoli c’è un ottimo rapporto anche con le istituzioni, anche per questo non mi sorprende che vogliano ulteriormente legarsi a Koulibaly». Eppure, i fischi, i buu, gli ululati razzisti fanno male. «Kalidou porta avanti una battaglia di civiltà. Gli stadi italiani non sono gli unici dove si sentono questi fischi. Ovvio che dispiaccia, ma lui ha le spalle larghe. Dopo la partita, mi ha confessato, che è qualcosa che scivola via».
Il Mattino