Ciccio Marolda con la sua opinione espressa sul Corriere dello sport fa un bilancio della stagione del Napoli e di un feeling da ritrovare con il tifoso partenopeo.
“Un anno orribile. No, non per quello che il Napoli ha saputo fare in campo, che se non è stato fantastico (e non lo è stato), di sicuro è stato più che buono e comunque migliore di quanto rimediato nella stagione precedente, ma per tutto quello che gli è successo attorno. Perché mentre andava per prati a difendere il suo secondo posto, lo stadio a mano a mano si svuotava; perché, seppure sfigato nei sorteggi, mentre sapeva farsi rispettare dai miliardari di Parigi e dai Rossi della Premier, aumentava la distanza tra le maglie azzurre e la fiducia della gente. Intendiamoci: d’una parte della gente, che non è neppure quella estrema e circoscritta delle curve. Nossignori. Perché che ci sia una frangia più o meno avversa a questa proprietà che ha molti meriti, ma anche il difetto di non sapere amare e farsi amare è assai normale. No, quello che fa tristezza è l’orribile distacco, il disamore del “tifo di mezzo”. Quello che pur restando fedele e appassionato arriccia il naso e s’allontana perché in questo Napoli – ma bisognerebbe dire: in questo calcio – ci trova sempre più spietate logiche d’affari e sempre meno sentimenti ed emozioni. Eppure, forse è proprio quel “tifo di mezzo”, il tifo silenzioso, quello più abbondante. Quello che aspetta solo un cenno, ma rassicurante, per “tornare”. Ecco, sarà pure singolare, ma tra il Napoli e una parte dei tifosi è accaduto in grande quello che in piccolo è accaduto tra Insigne e la gente dello stadio: un’altalena di gioie e incomprensioni, di atteggiamenti stizziti e fischi anche ingenerosi. Quelli che potrebbero portare Lorenzino altrove perché così sarebbe dura andare avanti. Già, ma assai più dura sarebbe se il Napoli e i “disamorati” continuassero a ignorarsi, a non essere contenti uno degli altri e viceversa. Per questo, al di là d’ogni ingaggio e d’ogni progetto di successo, la prima sfida della prossima stagione sarà quella di rimettere tutti dalla stessa parte. O quanto meno ad accorciare le distanze. O, almeno, a non avvelenare l’aria col malanimo, la contrarietà. Un’utopia in questo momento di profonda divisione?
Forse è vero, eppure per vincere qualcosa d’importante è indispensabile ricreare quel clima vincente che da trent’anni il Napoli non respira più.
Cosicché, quello che serve è un mediatore, un negoziatore, un sensale del pallone. E chi meglio di Ancelotti e la sua squadra? Nessuno. A patto, si capisce, che dal mercato venga fuori un Napoli più forte. Sicuramente più forte di questo di Bologna”.