Michele Uva a Il Mattino: “Non si giocheranno gare europee nei weekend”

«Non c’è nessuna incomprensione con l’ECA, Leghe e Federazioni. Stiamo lavorando per trovare un nuovo format per le competizioni UEFA a partire dal 2024. In maniera costruttiva e senza alcun tipo di conflittualità. Partendo dai nostri capisaldi, condivisi da tutti: per prendervi parte valgono i meriti sportivi della stagione e non si giocheranno gare europee nei weekend». Michele Uva, vice presidente della Uefa, è categorico. È reduce dal vertice di Budapest con le federazioni dove l’Uefa ha informato e rassicurato tutti i presidenti federali, alcuni scettici sul progetto di riforma.
Presidente Uva, in tanti non si fidano di questa riforma che si teme possa ridimensionare il valore dei campionati nazionali. 
«È un timore ingiustificato. Perché nessuna decisione è stata presa, né verrà presa nei prossimi mesi. L’Uefa ha posto in essere un processo di consultazione, ascolterà le proposte e alla fine deciderà per il bene di tutto il calcio europeo. è una ulteriore evoluzione della competizioni che dal 1992 ad oggi ha più volte cambiato il suo format. Per esempio due anni fa si è deciso di qualificare alle fasi a gironi direttamente 4 italiane, senza playoff. Senza il clamore che leggo in questi tempi». 
In questo piano per la Super Champions c’è qualcosa che non convince, però?
«Ma per prima cosa non è una Super Champions. È sempre la Champions League che conosciamo, con 32 squadre partecipanti: non si è mai parlato, e neppure mai l’Eca lo ha fatto in sede istituzionale, di wild card, di analisi storiche ponderate, del peso della storia del club o altro, di inviti, di giocare il sabato o la domenica. Per partecipare alla coppa ci si qualifica solo sul campo. Esattamente come è successo fino ad adesso. Stiamo studiando semplicemente come creare una evoluzione naturale del prodotto tenendo conto anche del miliardo dei tifosi di casa».
Dunque, nessuno toglierà dal 2024 all’Atalanta, per fare un esempio, la gioia di prendere parte alla Champions?
«Certo che no. È la forza delle competizioni Uefa. Un principio non trattabile quello del merito sportivo. Si sta creando un falso allarme perché stiamo facendo delle consultazioni con tutte le parti interessate ma non saranno toccati i weekend, non saranno devalorizzati i campionati».
Quest’ultimo punto è più difficile se aumentano le partite europee. 
«Non è così. Noi lasceremo intatte le finestre dei campionati nazionali: 51 settimane dall’inizio alla fine del campionato. Poi, se c’è chi ha un format a venti squadre o c’è chi opta per le 18 squadre, è una decisione delle leghe. Così come se introdurre o meno playoff o playout. L’Uefa non può dire nulla».
Dunque, dal 2024 non ci sarà un campionato europeo tipo Nba o la Major League?
«Ripeto, mai pensato a un criterio di ammissione ad una Champions chiusa. Peraltro anche negli Usa molti club si sono rivolti alla Fifa perché sia garantito che ci siano promozioni e retrocessioni come nel resto del mondo secondo il principio del merito».
I presidenti in Italia, avrà visto, non si fidano molto. 
«E non capisco le preoccupazioni, anche perché il processo di consultazione è appena iniziato e tutti, Federazioni, Leghe ed ECA potranno portare il proprio contributo. Però è strano che ci sia chi abbia parlato prima di aver visto i capisaldi. Ricordo quando è stata creata la Champions al posto della Coppa dei Campioni, anche lì si gridò allo scandalo e ora penso che nessuno mai voglia tornare indietro».
Tra due stagioni entra in scena anche la terza coppa. Scelto il nome?
«Non ancora. Anche qui stiamo facendo delle ricerche di marketing: abbiamo pensato a una terza coppa, com’era nel passato, per dare la possibilità di partecipare anche a quelle federazioni, che oggi non riescono ad accedere alle attuali competizioni europee. L’Italia qualificherà la settima classificata».
Sarà una Champions ancora più ricca?
«Probabilmente sì. E lo sarà per tutti. Faremo un progetto che metta al centro la meritocrazia ma soprattutto il tifoso, perché poi, alla fine, è il tifoso e i giovani al centro di tutto».

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