Ecco quanto scrive Marolda sulle pagine del Cds:
“Una riga lunga e profonda quanto una stagione intera. Ma ci voleva un intero anno di calcio per chiudere col passato e cominciare una storia nuova? Così sembra. Altro che finito un ciclo eccone subito un altro. Troppo facile. Troppo scontato. Infatti, per il Napoli il passaggio da un calcio tutto fumo e niente arrosto ad un altro niente fumo e poco arrosto è stato più tormentoso e tormentato del previsto. Ma a pensarci non poteva andare che così. Perché non di cambiamento di poco conto s’è trattato (e si tratta), visto che il Napoli è passato da una filosofia a un’altra opposta. Come dire: da un idealismo assoluto a un idealismo attuale o, se si vuole e senza scomodare nobili pensieri, dal potere dello spirito a quello della materia. Più o meno, si capisce.
Insomma, se Sarri poneva se stesso e le proprie idee al centro del creato del pallone, per Ancelotti passa alla squadra (e a chi ne fa parte) la centralità di tutto; se Sarri diceva: «il mercato non è cosa mia, alleno chi mi danno», Ancelotti è invece ispiratore delle scelte; se Sarri giocava sempre con gli stessi, Ancelotti (pure esagerando certe volte) si fa il sangue amaro se qualcuno resta fuori; se per Sarri l’azienda-Napoli era un concetto astratto se non addirittura estraneo, per Ancelotti il Napoli è praticamente cosa di famiglia. Logico, allora, che per voltare pagina ci voleva tempo. Tempo. E lavoro. E pazienza per conciliare il cambiamento con risultati quantomeno non inferiori a quelli del recentissimo passato. Ebbene, missione compiuta e andiamo avanti. Sì, ma parlando chiaro con la gente. Ed eccola, allora, la rivoluzione vera. Niente più misteri, ma patti chiari e amicizia lunga. E chi non vuole essere amico se ne faccia una ragione: più o meno questo ha detto Ancelotti ai napoletani annunciando che non farà attentati al bilancio della società e che, quindi, il Napoli non avrà gente dalle pretese esagerate. Come dire: il passo lungo quanto la gamba, ma nulla di più. Sì, non fa una piega il ragionamento, ma a patto che le scelte di mercato siano quelle giuste. Che ci siano competenza e tempestività. Cose nelle quali il Napoli, in verità, non ha brillato sempre. Ma per un Ancelotti con spalle larghe e credibilità da spendere la partita da vincere sarà un’altra ancora: riavvicinare il Napoli alla gente. Essere garante d’una delle parti e pretendere dall’altra fiducia e rispetto per il club. E oggi come oggi lui solo può riuscirci”.