L’approfondimento di Riccardo Muni: “Proprietà a confronto”

Si avvicina il termine della stagione e la squadra di Carlo Ancelotti è chiamata ad onorare gli ultimi duecentosettanta minuti di campionato. Tre partite per provare a raggiungere quota ottanta punti in classifica, tre match per decidere chi partirà per il prossimo ritiro di Dimaro e chi no. Variazioni tattiche e rotazioni di uomini, con l’obiettivo di selezionare l’ossatura del Napoli di Ancelotti duepuntozero. La prossima, sarà la stagione numero quindici dell’era De Laurentiis e, confrontando le prime quattordici con altrettante della gestione di Corrado Ferlaino, scopriamo qualche dato interessante. Premetto che questo confronto ha finalità esclusivamente statistiche, senza voler stabilire quale delle due sia migliore dell’altra. L’ingegnere dei due scudetti, assunse il comando della società azzurra nel 1969. Nei suoi primi quattordici anni di gestione, la squadra conquistò una coppa Italia e arrivò seconda una sola volta. Gli scudetti sfiorati furono 2: il primo nel 1975, con Luis Vinicio come allenatore ed il secondo nel 1981, con il libero Rudy Krol tra i protagonisti. Nei primi quattordici anni di gestione De Laurentiis, il Napoli è dapprima risalito dalla C1 alla serie A e poi si è assestato ai piani alti della classifica. Sono ben quattro i secondi posti collezionati anche se, soltanto nella stagione scorsa, la terza con Maurizio Sarri in panchina, il Napoli ha davvero sfiorato il tricolore, vinto moralmente sul campo ma dirottato dai poteri forti sulle maglie della Juventus. Tre sono i trofei vinti dal 2004 ad oggi: due coppe Italia e la supercoppa nazionale. Il confronto tra i primi quattordici anni assume rilevanza poiché, durante la gestione Ferlaino fu quello il momento della svolta storica. Era giugno del 1984 ed il Napoli acquistò Diego Armando Maradona, l’unico in grado, fino ad oggi, di regalarci il sapore dolce della vittoria: due scudetti, una coppa Italia, una coppa Uefa e la supercoppa nazionale. Al termine di questa stagione, il patron azzurro è chiamato ad investire per mettere a disposizione del suo allenatore un gruppo in grado di dare forma e sostanza alle idee ed alle ambizioni del tecnico. Non arriverà il più forte al mondo, come fu con Ferlaino ma una svolta vincente potrebbe ripetersi. Il modello dell’Ajax ci insegna che non sempre vale l’equazione tra soldi e successi.
a cura di Riccardo Muni
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