God Save The VAR: Le immagini non sbagliano, gli uomini si!

La tecnologia non sbaglia mai, sono gli uomini che si dimostrano inadeguati

Il VAR viene messo in discussione ormai ogni domenica, chi per un motivo chi per un altro c’è sempre qualcosa che non va. Come nel caso del rigore concesso al Napoli contro il Cagliari al 98′, che ha scatenato molte polemiche da parte dei sardi. Del resto la tecnologia, in quanto tale, ha sempre bisogno che ci sia un uomo a farla funzionare. Motivo per cui il VAR non è vero che non funziona, se mai possiamo discutere dell’utilizzo che ne viene fatto dagli uomini che la utilizzano. Spesso il lavoro tra addetti al monitor e arbitro di campo non è sinergico. Vuoi per l’inadeguatezza del primo che non segnala un episodio o per l’inadeguatezza del secondo che valuta male. Ma a conti fatti la tecnologia ha eliminato la maggior parte degli “Orrori” arbitrali. Su 2343 episodi della passata stagione (alla 34^ giornata) solo 21 sono stati valutati male. Il fuorigioco ormai non desta più proteste proprio perché si è in grado di segnalarlo al millimetro. Come nel caso di Kalinic in Milan-Udinese dello scorso anno col croato in offside di pochissimi centimetri. Però se la maggioranza degli errori è stata eliminata c’è sempre qualcosa da migliorare. Ad esempio trovare un modo per stabilire l’entità di una spintarella come il caso di Kessie su Izzo in Torino-Milan punito col penalty e il caso di Brozovic su Mandragora in Udinese-Inter non punito col rigore. Ad ogni modo la tecnologia fa e farà discutere ancora. Ma dobbiamo ricordarci che senza di lei non discuteremmo di 21 errori ma di ben 2343. Quinti “God Save The VAR!”.

REALTA’ IN 3D

Tornando sul rigore concesso al Napoli al 98′ del San Paolo, la realtà in 3D è stata introdotta quest’anno. Soprattutto per il fuorigioco e per casi di falli di mano. Ad esempio il goal di Insigne contro il Milan dello scorso hanno vedeva i piedi del 24 azzurro in gioco ma la proiezione della fronte del calciatore azzurro in offside. L’anno scorso non era stato possibile valutarlo bene, ma un caso del genere quest’anno verrebbe prontamente segnalato e corretto. Questo episodio ha dovuto portare necessariamente a cambiare la concezione di offside. Non più i piedi ma bisogna abituarsi alla proiezione di testa spalle sul terreno di gioco tramite una tecnologia non adoperata l’anno scorso. Il tocco di mano di Cacciatore in Napoli-Cagliari è la rappresentazione ideale. Per l’arbitro e il guardalinee è impossibile stabilire se il tocco è all’interno o all’esterno dell’area id rigore. Motivo per cui la Santissima tecnologia viene in soccorso. Si visionano le immagini nella VOR (Video Operation Room) e al momento del contatto del pallone col braccio si proietta quel punto sul terreno di gioco. Tocco in area e rigore senza inutili discussioni.

ORRORI ARBITRALI  

Ovviamente proprio perché la tecnologia è un qualcosa di inanimato necessita di uomini per il suo funzionamento. Ecco dove arrivano gli errori, non nella tecnologia ma nelle mani di chi la utilizza. Il fallo di mano di Alex Sandro sul cross di Calhanoglu in Juve-Milan è un caso clamoroso, netto fallo mostrato dalle immagini ma Fabbri si è dimostrato inadeguato nel prendere la decisione errata. Che piaccia o meno è sempre la sua. Oppure il caso più eclatante di Abisso che dopo aver rivisto le immagini assegna un rigore alla Fiorentina contro l’Inter per un tocco di capezzolo di D’Ambrosio. La spinta a due mani di Florenzi sulle spalle di Pandev in Roma-Genoa giudicata non punibile dall’arbitro Di Bello e dal varista Chiffi. Per concludere con lo sgambetto di D’Ambrosio su Zaniolo in Roma-Inter, dove Fabbri al VAR non chiamò Rocchi per un intervento nettamente da rigore. Ad ogni modo quella che bisogna aspettare non è in un’evoluzione della tecnologia ma in un’evoluzione tecnica dei varisti. La figura dell’arbitro di campo è importante ma è ancora più importante avere qualcuno al monitor in grado di aiutare e avere la personalità di segnalare gli episodi che vanno segnalati. Il VAR rappresenta la giustizia assoluta ma il problema della crescita di questo straordinario mezzo resta l’inadeguatezza umana.

A cura di Emilio Quintieri

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