Cds – C’è chi sogna un Napoli senza Insigne, ma il talento fa ancora la differenza

L’opinione di Alessandro Barbano sulle pagine del Cds

Chissà se Capello si è reso conto, l’altra sera nel salotto di Sky, che un giudizio più caustico, su Insigne, non avrebbe potuto pronunciarlo. Perché tutto si può dire, e si dice, del fantasista napoletano. Che sia fragile e arrendevole, ripetitivo e prevedibile, magari egoista e divisivo. O, ancora, un peperino lezioso e inconcludente, un mezzo giocatore e non un vero uomo squadra. Tutto avevamo ascoltato in questi anni. Ma insipido no. Nessuno l’aveva mai detto prima.  Insipido è un epiteto che ha la forza di una bomba. Non solo perché lessicalmente veste in parte il cognome di Insi-gne e ne ribalta il significato al contrario, trasformando qualcosa o qualcuno che ha un segno particolare in qualcosa o qualcuno che non ha sapore. Ma anche perché a spendere quest’aggettivo non è stato uno dei tanti improvvisati cittì che imperversano nel week end in tivù, ma uno degli uomini più esperti e blasonati che il nostro calcio conosca.
Che a Capello Insigne sembri insipido vuol dire due cose. La prima è che la memoria nel calcio è evanescente come una scritta sul bagnasciuga. Due mesi infausti cancellano anni di successo. Nessuno tra i detrattori del fantasista ricorda, per esempio, che in questa travagliata stagione ha giocato 39 partite e segnato 14 gol. La seconda è che il talento, quanto meno è convenzionale, tanto più va incontro a un giudizio severo, quando non crudele. Se per tre partite di seguito Insigne non centra il sette con uno dei suoi tiri a giro, qualcuno inizia a chiedersi a che titolo indossi una maglia da insostituibile. Allo stesso modo, se non taglia la difesa avversaria con uno dei suoi assist che hanno fatto la fortuna di Milik, Callejón e Mertens, diventa un giocatore di troppo, anche agli occhi di chi sa o dovrebbe sapere distinguere la sapidità del calcio.
Proviamo a fare la prova al contrario. Se Insigne è insipido, come mai quando Insigne non gioca il Napoli è scialpo? E come mai, quando Insigne non gioca, i lampi che illuminano le partite degli azzurri sono spesso le imitazioni dei lampi di Insigne?
I calciatori di genio sovvertono da sempre l’equilibrio dei gruppi. La loro gestione è più impegnativa. Non a caso molti tecnici sono tentati dal pensare che senza questi benedetti fantasisti sarebbe tutto più facile. Ciò spiega perché perfino un uomo straordinariamente intelligente, ma anche maniacalmente tattico e direttivo, come Sarri, possa far partire in panchina uno come Hazard nella prima semifinale di Europa League. Ma senza questi campioni il calcio sarebbe una frittata ripassata.
Si dirà: vuoi mettere a confronto Insigne con Hazard? Certamente no. Ma se coloro che sognano un Napoli senza Insigne riguardassero in fila i 58 gol fin qui segnati da lui in campionato, si accorgerebbero di quante e di quali pepite rischiano di privarsi. Purtroppo il loro scetticismo, in città e tra gli addetti ai lavori, è per Insigne una montagna da scalare a ogni fischio d’inizio. Per questo lo spogliatoio, dove pure un capitano dovrebbe sentirsi a casa, è diventato una stanza piena di spifferi. Così a ventotto anni, quando la maturità calcistica suggerisce di consolidare ciò si è seminato, la tentazione di fuggire, di cambiare una traiettoria di vita rimettendo in gioco tutto, è tornata a essere un tarlo.
Le rassicurazioni di Ancelotti sono una tregua dei sentimenti, il rigore segnato al Cagliari a tempo scaduto un balsamo sulle ferite aperte. Ma il cuore in allarme di Lorenzo non cessa di battere a mille. Chi, come noi, lo ama per davvero non sa cosa augurargli”.  

Insigne
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