L’approfondimento di Riccardo Muni “La maglia che divide”

Il pensiero di Riccardo Muni su quanto successo a Frosinone:

“‘Solo la maglia’, è uno dei motti preferiti dal mondo dei tifosi. La maglia è quella, ovviamente, della squadra del cuore, l’unica che rimane, a differenza di allenatori, calciatori e persino presidenti. La maglia ed il suo colore è quella che, al pari della bandiera, unisce tutti i tifosi sotto lo stesso campanile, diventando simbolo di appartenenza. La maglia si espone con orgoglio, poiché rappresenta, nella maggior parte dei casi, simbolo di una comunità territoriale che va oltre il calcio. A Frosinone è successo il contrario, la maglia azzurra ha diviso una sparuta frangia di tifosi, dal resto della comunità partenopea. L’episodio incriminato ha riguardato la numero 7, che fu di Lavezzi prima e Cavani poi è che, in un passato più lontano, per un breve periodo, fu anche di Careca e Carnevale. Da sette anni la indossa José Callejón, un fuoriclasse che fa sembrare tutto troppo normale, un marziano del pallone travestito da uomo normale. Al termine della partita vinta dal Napoli, in casa della squadra di Marco Baroni, l’eroe dello scudetto napoletano del 1990, Callejón si è visto restituire la maglia dai suoi tifosi presenti sugli spalti, al grido di ‘meritiamo di più’. Il tifoso è spettatore pagante ed ha il sacrosanto diritto di protestare. La delusione per una stagione in cui sono andati falliti i due obiettivi possibili, coppa Italia ed Europa League, è ancora tanta, evidentemente. La squadra azzurra ha mostrato difficoltà e segni di cedimento nell’ultimo mese che non sono spariti con la vittoria di domenica passata. Sebbene la delusione del tifoso possa essere comprensibile, poiché tutti vorrebbero vincere sempre, ritengo che a Frosinone si sia superato il limite. Tifare significa amare i propri colori, quelli della maglia appunto ed è nei momenti di difficoltà che si misura l’amore di chi lo millanta. Il gesto di Frosinone stride con tutto questo sia perché, grazie al successo firmato da Mertens e Younes, la squadra di Ancelotti si è assicurata la partecipazione alla fase a gironi della prossima Champions League, sia perché chi ama sostiene sempre e incondizionatamente, soprattutto nei momenti di difficoltà. Non è forse ‘al di là del risultato’ un altro dei motti preferiti dagli ultras? Detto questo, ritengo, altresì, che si sia montato un caso in maniera sproporzionata rispetto al naturale contesto. Una frangia sparuta di tifosi non può e non deve rappresentare una comunità che vanta più di sei milioni di tifosi sparsi per tutto il mondo e che, ironia della sorte, hanno eletto, da tempo, Callejón proprio beniamino. Non sono mancati segnali di dissenso verso il gesto di Frosinone e non è mancata la solidarietà nei confronti del tornante spagnolo. A mio avviso, credo che l’episodio, già abbondantemente stigmatizzato, possa essere archiviato senza ulteriori strascichi. Calleti, con ogni probabilità, sarà ancora protagonista del Napoli del futuro, quello di Carlo Ancelotti e, da persona intelligente qual’è, relegherà l’accaduto nel cassetto delle cose inutili. Con l’auspicio che la maglia azzurra torni ad unire tutti i tifosi del Napoli”. 

 

A cura di Riccardo Muni

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