Biagio Izzo ai microfoni de Il Mattino:
«Questa spaccatura tra i tifosi e la società non fa bene a nessuno. Occorre dialogo e unione». Biagio Izzo, attore di cinema e teatro, mattatore in «Made in Sud», un passato in curva e un presente da tifoso appassionato, indica la strada per risolvere la crisi tra parte del pubblico e il club azzurro.
Domenica scorsa a Frosinone la contestazione, domenica prossima un San Paolo semivuoto, che succede?
«C’è un’atmosfera che non mi piace: Napoli e il Napoli devono camminare a braccetto per raggiungere grandi risultati. Capisco i tifosi, sono dalla loro parte, ma serve oggettività e non si può dire che non stiamo vivendo stagioni positive da molti anni».
Hanno ragione entrambi?
«La contrapposizione nasce innanzitutto perché il Napoli per i tifosi è pura passione e per De Laurentiis è innanzitutto un lavoro, essendo un imprenditore. Il tifoso vuole vincere, vorrebbe la sua squadra sempre più forte, con i migliori calciatori. Quando le cose collimano tutti va a gonfie vele, quando non è così nasce la contestazione, il malessere».
E nascono i corto circuiti: il rifiuto della maglia di Callejon, i cori e i prezzi delle curve a 30 euro per Napoli-Cagliari...
«Il muro contro muro non mi piace. E la vicenda di Frosinone è stata molto spiacevole, anche se il destinatario era De Laurentiis. Quando c’è amore, in questo caso per il Napoli, capita di sbagliare gesti, di dire o fare cose che non si pensano. Poi si farà pace. Sarà così anche dopo i fischi per Insigne: da capitano napoletano lui avverte troppo la pressione. Il presidente invece parli ai tifosi, i sostenitori capiscano che lui, in ogni caso, ci mette la faccia e i soldi. Tutto sommato il Napoli è l’unica in A ad andare da dieci anni in Europa. Cosa dovrebbero dire allora i tifosi di Inter, Milan e Fiorentina?».
Il Napoli è in effetti – secondo, o forse è questo il problema visto che accadrà per la terza volta in 4 anni?
«Quando vai così vicino alla vittoria e alla fine non si riesce a conquistarla nasce la delusione. Però serve anche l’obiettività di capire che la Juventus è una superpotenza. E’ quotata in borsa, fattura il doppio, ha Ronaldo. Nel calcio e nella società di oggi il potere economico è tutto. Del resto anche i tifosi sanno bene che De Laurentiis non può permettersi certi acquisti».
Quanto ha pesato il ricordo di Sarri e lo scudetto sfiorato?
«Abbastanza, però non è tutto. Sarri ci ha fatto divertire, ma non abbiamo vinto comunque. Pesa di più la vittoria del titolo da parte della Juventus con grande anticipo. Le speranze del tifo si sono riversate sull’Europa League. L’eliminazione ha prodotto la contestazione vera, non a caso».