Antonio Giordano commenta sul Cds i primi mesi di Hamsik nella compagine cinese del Dalian e su come l’ex capitano del Napoli stia vivendo in Oriente.
“Oh, capitano… La felicità non ha prezzo e, come ci hanno spiegato sin dalla culla, i soldi (persino tanti, inimmaginabili) non riescono ad arricchire: ci sono adesso nove milioni di buoni motivi per starsene avvolti in quel velo di malinconia che s’intravede in Oriente e resta almeno un’altra ventina di rimpianti nell’orizzonte (avvelenato) del mare che bagna Napoli. Ma il tempo, mica sempre galantuomo, scorre velocemente e quando sono volati via poco meno di cento giorni, Hamsik ha scoperto il vuoto dentro e Napoli se ne sta accovacciata all’ombra della cresta dove giacciono i ricordi. Non c’è verso di restituirsi il passato, di riprendersi anche solo una ciocca del proprio vissuto, di ricollegarsi con se stessi e ammettere d’aver sbagliato, d’aver pensato che esistesse un’età per banalizzare il calcio e trasformarlo da affare di cuore in un colossale business: e sapere Hamsik triste, «isolato» nel suo macro-universo dorato e incapace di catturare un’emozione, amplifica il disagio che Napoli ha avvertito nel momento in cui la Storia (di presenze, di gol) è crollata dinnanzi ad una proposta indecente e irrinunciabile. Senza Hamsik, il Napoli si è ritrovato più «povero», ha vinto di meno, ha perduto un riferimento tecnico e però pure fisico, cioè una presenza rassicurante, una spiritualità dell’anima capace di diffondersi nelle coscienze altrui; e senza Napoli, Hamsik ha annusato la solitudine, probabilmente un’esistenza «anaffettiva» intorno a sé, dopo dodici anni attraversati da piccolo principe. Hamsik improvvisamente è divenuto per (il) Napoli un fantasma che s’è allungato tra il San Paolo e Castel Volturno, una «personalità» carismatica persino più (pre)potente di quanto gli sia stato riconosciuto nella sua evoluzione partenopea da «bambino» a capitano; e Napoli s’è trasformata per Hamsik da essenza quotidiana ad assenza insopportabile, con i suoi panorami e le luci e i profumi, nel suo caos avvolgente e però pure paternamente rassicurante. Non è convenuto a nessuno, diamine, ma è anche vero che nessuno poteva sapere che sarebbe stato così bruciante divorziare, con tutta quella massa di danaro che avrebbe ricoperto Hamsik e il Napoli, ora idealmente abbracciati nella nostalgia. E chissà se i miracoli esistono, se si possa restare sospesi per un po’ nella realtà e poi rituffarsi nella propria favola… Oh, capitano”.
La Redazione