L’Atalanta dopo l’Arsenal: un’altra difesa a tre, un’altra squadra che fa dell’intensità la chiave del suo gioco, un’altra battaglia uomo su uomo, come nello stile di Gasperini. «Ci vuole cambio di mentalità dei nostri allenatori, bisogna proporre calcio, anche in ambito europeo. E Insigne impari a gestire i momenti difficili». Ai microfoni de Il Mattino:
Giuseppe Incocciati, doppio ex di Napoli ed Atalanta scopre subito le carte. È stata questa la differenza tra Napoli ed Arsenal? Tra chi propone calcio e chi no? Non è ingeneroso nei confronti di Ancelotti? «Credo sia apparso evidente un grande distacco tra le due squadre. I valori visti in campo fanno pensare che il nostro calcio sia ancora molto indietro. Forse pensiamo troppo agli avversari, all’estero vanno oltre i meri tatticismi, pensano a fare calcio, pensano ad un’idea di gioco strutturata, come ha dimostrato l’Ajax».
Non condivide le parole di Ancelotti a fine gara, dove è tornato il fatturato come centro del discorso? «Le parole del mister mi sembrano conformi alla realtà dei fatti: anche quest’anno, però, il Napoli resta a secco di trofei. Ed è ancora lontanissimo dalla Juventus. Ancelotti è stato ed è chiamato a dare la mentalità giusta a questa squadra, a scegliere calciatori importanti insieme alla società, accorciando il gap non solo economico ma anche tecnico nei confronti della Juventus».
Un’analisi che porterebbe a pensare:meglio con Sarri. «No. Con Sarri il Napoli giocava in modo fantastico: ma, non ha raccolto nulla».
Altro capitolo aperto: Insigne, le critiche, le voci di un possibile addio. «Ci si aspetta sempre tanto dal capitano di una squadra importante, figuriamoci se poi è nato in quella stessa terra. Ho visto anch’io Lorenzo lamentarsi: credo debba avere un altro atteggiamento, in questi casi vale la frase ‘parlare con i fatti’: impari presto a far ciò. Quando giocavo con Diego Armando Maradona, capitava anche che qualcuno lo criticasse, tra i tifosi e tra la stampa: se il più grande di tutti è stato criticato, non vedo perché lui non debba imparare a gestire le proprie emozioni e reazioni di fronte a qualche polemica. Se vuoi diventare un grande, devi imparare a comportati da grande. Anche se Insigne andasse a giocare altrove, le responsabilità sono sempre le stesse».
Dopo l’Arsenal, arriva al San Paolo un’Atalanta in corsa per un posto in Champions. L’avversario peggiore in un momento già delicato? «L’Atalanta mi esalta: sta facendo ha un cammino fantastico, gioca un calcio propositivo. Voglio dirlo: evviva Gasperini. Riesce a trasmettere entusiasmo ai suoi giovani, e soprattutto grande organizzazione in campo. Prende tanti gol e ma ne fa ancor di più. Bisogna sempre lavorare tanto per ottenere che la squadra giochi in questo modo. Da allenatore posso dire che è più difficile impostare la squadra al lavoro offensivo che difensivo. Se mettessimo Gasperini al posto di Allegri in questa Juventus, sono certo che non noteremmo differenze, anzi. Quando hai un parco giocatori di quel livello, l’allenatore deve trasmettere le proprie idee di gioco, cosa che non abbiamo visto nella Juventus contro l’Ajax».
Dopo il ko con l’Ajax, c’è chi ha parlato di fallimento della Juventus. Anche il Napoli ha fallito quest’anno? «Gli obiettivi del Napoli quest’anno erano molto chiari, ma ero certo che insieme ad Ancelotti arrivassero in azzurro anche 2-3 pedine di assoluto valore. Il Napoli aveva dimostrato di essere ad un passo dalla Juventus, bastava poco per colmare il gap tecnico. Ancelotti è bravo quanto vuoi,ma se ci sono problemi a centrocampo in altri settori, puoi farci ben poco. Tanti calciatori stanno vivendo un momento diverso: anche Mertens ha le sue problematiche, Callejon non è andato in doppia cifra e altri ancora hanno mostrato altre difficoltà. Il Napoli è uscito dall’Europa League dopo aver abbandonato il campionato e disputato due brutte partite contro Empoli e Genoa: questa era la spia di una squadra che stava pensando a tutto, fuorché all’obiettivo europeo: perché se sei dentro mentalmente, non stacchi mai la spina. Un peccato, il Napoli era da finale, per i valori della rosa e del suo tecnico».
Si sta facendo sentire l’addio di Hamsik? «Venti milioni e nove di ingaggio perMarek: di fronte ad un’offerta del genere, il Napoli ha fatto la scelta giusta ad avallare la cessione. Anche per Hamsik vale la carta di identità e non mi sembra stesse giocando ai suoi livelli. Fabian Ruiz e Zielinski stanno migliorando, ma ciò nonostante non si è arrivato a nulla, questa stagione resta una stagione di rammarico. Ancelotti e la società devono lavorare, e sono certo che lo stiano facendo per consegnare alla città il miglior Napoli possibile entro luglio: perché ci sono tutte le condizioni per un progetto vincente».