Il buio, le voci, il mistero: cosa resta di quella notte crudele e assai maligna di Lorenzo, dell’oro di Napoli che langue nella solitudine o semmai in un limbo? E quando verrà l’estate, forse anche prima, riecco che s’avvertirà anche il gelo di quegli istanti, i fischi assordanti che sanno di sentenza, una frase sfuggita al papà – nel ventre del san Paolo – e poi smentita, le deduzioni su questa Storia che non è per niente insolita, è lo spaccato d’un vissuto che ritorna e che ha protagonisti e interpreti d’uno sceneggiato a cui manca soltanto l’epilogo. Si resterà a scrutare quell’orizzonte «balordo, per capire cosa sarà di Insigne e perché, dove e quando sia cominciato quest’ostracismo (quasi) di massa, se abbia ragioni delle quali si può fare anche a meno: ma Napoli è spaccata e ora si notano i cocci. Insigne è lo scugnizzo della porta accanto ma anche un «reietto» – mai un vero Re – a cui non è mai stato perdonato né l’ultimo e né il prossimo tiro a giro; Insigne è quello che con l’Athletic Bilbao lanciò la maglia in terra, che con il Besiktas pianse in panchina dopo aver sbagliato un rigore; che a Reggio Emilia, un mese e mezzo fa, prese il miracolo e parlò quasi come Balotelli: «Perché sempre a me?». Fonte: Cds