Feria quinta cinerum, il giovedì delle ceneri del nostro calcio. Poveri noi: anche l’ultimo sopravvissuto ha salutato tristemente e meritatamente le coppe. Il Milan, la Lazio, l’Inter, la Roma, la Juve e adesso il Napoli: in fondo siamo più risoluti di Theresa May, come usciamo noi dall’Europa non esce nessuno.
L’E-League aveva il compito di riscaldare sensibilmente il giudizio sulla prima stagione di Ancelotti a Napoli; una stagione ruvida, estranea ai tumulti emotivi, più di amarezze che di
Aveva questo compito, la coppa, e non l’ha assolto: abbondantemente dimenticate le belle prove col Liverpool al San Paolo e di Parigi e soprattutto cancellato un avvio di stagione che autorizzava altre speranze, altre ambizioni. La squadra che per tre anni aveva mandato a memoria uno spartito si è progressivamente persa nei cambiamenti tattici e nelle libertà concesse da un tecnico stravincente ovunque ma portato a responsabilizzare i giocatori, di solito campioni: purtroppo quelli del Napoli tra molti alti e alcuni bassi hanno mostrato i loro limiti, le loro fragilità.
Poco da dire sulla partita di ieri: imbarazzante il primo quarto d’ora nel quale il Napoli sembrava aver lasciato gli appunti di gioco a casa: solo Chiriches non li aveva dimenticati. Un po’ meglio i minuti centrali del primo tempo, ma al trentaseiesimo Lacazette ha imposto a Insigne e compagni un miracolo che non si è compiuto. Nella ripresa soltanto orgoglio, sostituzioni, errori elementari, rabbia e la difesa all’italiana – sì, all’italiana – di Emery.
Se questo Napoli non fosse allenato da Ancelotti si potrebbe parlare di stagione negativa. Il prestigio internazionale e il curriculum di Carlo autorizzano conclusioni molto più severe.
Poveri noi, finalisti televisivi. Si offende qualcuno se adesso tifo per Sarri? Fonte: Cds