Ciccio Marolda: “Al via il Luna Park con il suo tiro al bersaglio”

Il giorno dopo, the day after, è il giorno dei giudizi e delle analisi. Per qualcuno è invece la ricerca del colpevole. Ciccio Marolda ne parla sulle pagine del Cds:

Venghino signori venghino. Al luna park Napoli comincia un gioco vecchio eppure sempre nuovo: il tiro al bersaglio. Don Aurelio, don Carlo e Lorenzino Insigne in proprio e anche in nome della squadra: eccoli i tre bersagli a misura naturale da prendere a pallate. No, non si vince niente, ma vuoi la soddisfazione di sfratacchiare la palla di pezza su una di quelle facce traditrici? Già, ma è proprio così? Per carità, discutere, e pure puntare l’indice contro questo o quello resta per tutti un inalienabile diritto, ma è proprio giusto organizzare tribunali volanti per giustizie assai sommarie? E’ proprio inevitabile scatenare la caccia al colpevole (perché così sarà) per sanare insoddisfazioni ed illusioni? E’ proprio onesto onesto raccontare che il Napoli ha fatto molto ma molto meno di quello che poteva e che doveva? Ragioniamo: poteva, il Napoli, vincere questo campionato? No. Perché tra lui e quell’inacchiappabile scudetto s’è messa di traverso la Juve un’altra volta. E non la “solita” Juve. No, una Superjuve, perché addirittura più ricca di gran nomi e di gran piedi di quella della stagione precedente. Ecco perché arrivando secondo e mettendosi alle spalle tutto il resto della compagnia il Napoli ha fatto il massimo di quello che poteva. Poi: poteva questo Napoli vincere la Champions, oppure tornando con la mente al giorno del sorteggio bisogna solo stringergli la mano per aver fatto tremare il Liverpool e il Psg? Andiamo avanti: poteva arrivare alla finale di questa Europa League? Sì. Ne aveva i numeri e il talento. E se non è successo forse è perché non ha ancora la personalità per essere sempre pronto ai grandi appuntamenti. Questione d’abitudine prima ancora che problema d’esperienza. O, forse, questione di crescita internazionale non ancora completata e, perché no, anche debolezze d’una squadra che ha pagato caro e amaro i troppi accidenti capitati ai suoi, le lunghe assenze e i debilitanti addii a metà della stagione. Intendiamoci, tutto ciò non vuol dire avere la coscienza a posto e non solo per quell’oceanico distacco dalla Juve. Insomma, è vero, il Napoli poteva fare meglio e di più sicuramente: il club nei due tempi del mercato poteva essere più lungimirante, così come don Carlo meno eccentrico a volte nelle scelte, così come la squadra arrivata alla fine con scarsi contenuti nelle gambe e nella testa. Colpe, sì, ma così terribili da essere presi a palle in faccia?  

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