Marolda: “Dopo gli otto giorni concessi dall’ Arsenal, è tempo di incasso”

Manca poco, davvero poco alla notte più importante della stagione. Quella che potrebbe rinsaldare o assottigliare tutto. Affetto, stima, partecipazione…Ciccio Marolda analizza la situazione sulle pagine del Corriere dello Sport:

“Una vittoria può più di mille parole. Chissà se è vero, ma ci spera molto il signor Carlo, alla vigilia della sua prima partita da vincere per forza. Sì, perché se è vero che una città di calcio com’è Napoli offre un sacco di vantaggi a chi ne difende il nome ed il colore, è vero pure che poi per la gente del pallone arriva il tempo dell’incasso. E quel tempo è qui. Perché giovedì scorso l’Arsenal al Napoli ha dato gli otto giorni. Otto giorni per svegliarsi. Otto giorni per rimettere a posto il conto di stagione e la coscienza. Otto giorni per dare un senso a tutto quanto fatto sino ad oggi. Che non è stato poco, è vero, ma che la delusione, ingiustamente forse, trasformerebbe in poco o niente. Ma se è vero che quelle partitacce contro l’Empoli e poi il Genoa erano state come presagi disgraziati prima della sfida a nord di Londra, i tre punti, le geometrie, le novità, il disegno tattico rivisto contro l’ormai “andato” Chievo testimoniano invece la voglia reagire e regalano un po’ di speranze sparse, di lusinghe, di più generose dosi di fiducia. 
Bene così. Perché tra tre giorni di tutto questo ci sarà bisogno per fare tre gol a Cech. E visto che si deve fare esercizio d’ottimismo più che di preoccupazione, vale la pena ricordare che in questa stagione tre gol – e una volta addirittura cinque – l’Arsenal li ha beccati già. Sei volte per la precisione: quattro in Premier, una in FA Cup e una un Europa League, dal Rennes poi fregato nella gara di ritorno. Insomma, non è proprio impossibile pensare alla rimonta. Soprattutto adesso che, raccontano le porte socchiuse del ritiro veronese, i giovanotti del Napoli hanno deciso di parlarsi senza tanti giri di parole. Iniziativa presa dai nomi più rappresentativi della squadra, ovvio. Proprio da quelli che nei momenti importanti, decisivi, sono mancati clamorosamente. Tant’è che invece di trovarsi in tanti, avrebbero potuto parlarne in quattro o cinque e basta. Comunque sia, meglio tardi che mai. Meglio prima che dopo. Prima! Cioè, prima che il credito accordato dalla gente alla squadra e all’allenatore non s’assottigli ancora. Perché questo è il rischio vero: la sfiducia, il disincanto, il sogno infranto, il cruccio, il rodimento d’aver affidato i propri desideri a chi ha atteso l’ultimo momento per guardarsi dentro e poi discuterne con gli altri in una stanza con la porta neanche chiusa tanto bene. Ma tutto questo il Napoli l’ha capito oppure no?”

Fonte: CdS

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