Dopo il 2-0 dell’Emirates, la memoria è andata là, a quel 15 marzo 1989: ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa, Napoli-Juventus. Una rimonta spettacolare, come quella più recente e per giunta contro una squadra inglese, targata Carlo Ancelotti. Champions 2006-2007, il Milan perde l’andata contro il Manchester United 3-2, poi al ritorno sfodera una gara perfetta e vince 3-0 con Massimo Oddo terzino destro inamovibile. Su Il Mattino si legge:
Possibile mettere in parallelo le due sfide? «Si, perché Arsenal-Napoli vale una gara di fase finale di Champions League. Ma, credo che in questo caso, per il mister sarà più dura la rimonta. Prima di ogni cosa, il Napoli non deve subire gol: bisogna studiare una gara attenta in fase difensiva. E ci vogliono una determinazione ed una convinzione maggiori: questo Napoli può fare meglio rispetto a quello visto all’Emirates, soprattutto nell’approccio alla gara che, poi, ha determinato l’esito del match».
Al Napoli manca qualità in quello che è stato il suo ruolo? Ritiene i terzini del Napoli all’altezza di certe sfide? «Ho letto le critiche a Hysaj e Mario Rui. Da allenatore sostengo che risponde sempre il campo e le chiacchiere stanno a zero. Credo siano ottimi giocatori, non si può puntare l’indice solo contro di loro. È stata tutta la squadra a non fornire una buona prestazione, soprattutto nella prima frazione».
Il Napoli ha perso i cinque confronti che avrebbero cambiato l’inerzia della stagione: a Liverpool in Champions, Inter e Juve in serie A ed ora con l’Arsenal, dovendo cercare l’impresa. Ancelotti ha responsabilità? «Non vivo lo spogliatoio, non so dire quali sono le dinamiche che non funzionano in certe gare. Ancelotti sta facendo un grande lavoro e al San Paolo, contro l’Arsenal, tirerà fuori il meglio dai suoi calciatori. Tra l’altro, i Gunners si esaltano in casa, in trasferta hanno un rendimento molto diverso».
Come prepara Ancelotti gare di questo tipo? «Con la sua solita serenità, quella con la quale ha sempre creato uno straordinario rapporto con tutti gli uomini delle sue rose. Questo è un aspetto fondamentale nella gestione di una stagione. Poi, in queste gare, c’è poco da spiegare, poco da preparare. C’è da crederci e basta».