Bacary Sagna non si perde una partita di serie A e delle principali competizioni europee, come la Premier, dove c’è l’Arsenal, quella che lui stesso definisce la sua squadra del cuore.
Per chi farà il tifo nella sfida di Europa League?
«Ovviamente per i Gunners. Il Napoli è una grande squadra, ma l’Arsenal rappresenta il mio passato. L’Arsenal è la mia squadra del cuore, appunto».
Sette anni con quella maglia non si possono dimenticare facilmente.
«La mia era una squadra senza paura. Affrontavamo tutti guardandoli negli occhi, senza badare se fossero il Barcellona o una squadra di terza categoria. Abbiamo sempre avuto una mentalità offensiva. Ci piaceva molto giocare la palla».
E oggi?
«C’è stato un grosso cambio di mentalità da Wenger a Emery».
Ovvero?
«Innanzitutto sono cambiate le aspettative della squadra. C’è molta più pressione. Prima fare la Champions ogni anno era la normalità per l’Arsenal, era anche più facile qualificarsi. Oggi è diverso: sono due anni che non partecipano al torneo e ora la squadra vuole dimostrare le sue capacità e vincere l’Europa League».
Ma perché i Gunners sono favoriti rispetto al Napoli?
«Sono molto più veloci. E davanti sono fortissimi. Si divertono molto a giocare e si vede. Lacazette ed Aubameyang là davanti fanno paura. Hanno un grande feeling».
E lei che partita si aspetta?
«Sicuramente sarà divertente. Anzi, sarà una grande partita. Perché in campo ci sono due squadre simili, alle quali piace partire da dietro nella costruzione dell’azione. E fanno entrambe un gioco molto offensivo».
Il pericolo numero uno per il Napoli?
«Ozil è fondamentale. Sta vivendo una stagione non indimenticabile perché non gioca spesso, ma può fare la differenza. Se ha la palla può inventare il passaggio giusto anche quando apparentemente non ha spazio. Per lui l’Arsenal è casa e vuole dimostrare di essere uno dei migliori al mondo».
Non c’era solo Ozil quando lei era all’Arsenal.
«Koscielny e Ramesy erano tra i titolari e il giovane Iwobi già si allenava con noi».
Che atmosfera ci sarà all’Emirates?
«In quello stadio si respira una bella atmosfera, però si è verificata più di una contestazione negli anni, quando la squadra non ha giocato bene. Nell’arco di questa stagione, però, mi sembra che tutto stia andando per il meglio e i tifosi stanno dalla parte dei giocatori anche nei momenti di difficoltà».
Lei era in campo nella gara di Champions del 2013 contro il Napoli all’Emirates: che ricordi ha di quella sfida?
«Una bella sfida. Anche perché vincemmo 2-0. In quella partita avrei dovuto marcare Insigne e ricordo che tutti i giocatori mi parlavano di lui prima della gara. Non lo conoscevo, lui era ancora giovane ma si vedeva che sarebbe diventato un grande».
Davvero?
«Era davvero difficile toglierli la palla. Mi ricordava Valbuena, anzi lo definirei proprio il Valbuena italiano».
Chi altro le piace nel Napoli?
«Koulibaly è un mostro: fisicamente, ma anche tecnicamente. Si vede che gioca senza pressione. Ma anche Martens e Callejon sono fortissimi. Callejon corre molto e fa male ai terzini avversari. Quando arrivi dal Real Madrid ti guardano sempre in maniera diversa perché tutti pensano che devi fare la differenza. Per lui non era facile, ma ha dimostrato di far parte delle stelle mondiali».
E Ancelotti?
«È tra i più grandi al mondo. Non sono mai stato allenato da lui, ma tutti mi dicono che sa costruire un gruppo di uomini come nessuno. A Napoli non mi sembra abbia cambiato molto rispetto al passato. Il Napoli giocava bene prima e gioca ancora bene».
Cosa le piace del Napoli?
«Innanzitutto il gruppo. Giocano da molto tempo insieme e si vede. Poi sono bravissimi nelle triangolazioni e portano molti uomini tra le linee».
Ha detto che l’Arsenal è favorito, ma c’è una cosa che potrebbe sovvertire il suo pronostico?
«La gara di ritorno».
Perché?
«Il pubblico del San Paolo può fare la differenza. I tifosi del Napoli sono eccezionali, mettono una pressione unica. Mai visto qualcosa di simile in vita mia. Sarà sicuramente una partita divertente e certamente la vedrò in tv. Resto comunque dell’idea che l’Arsenal sia favorito, perché, nonostante il Napoli sia una squadra molto forte, gli azzurri hanno un ritmo più compassato. Il campionato inglese da questo punto di vista gioca a favore dei Gunners che sono più abituati ad andare subito in verticale».
Cosa ha imparato in particolare dalla sua esperienza nel campionato di serie A?
«Tatticamente è uno dei campionati più difficili dove abbia giocato. Si lavorava molto. Mi ha fatto crescere tanto. Ci sono tanti buoni giocatori che potrebbero giocare in Inghilterra».
Nel Napoli chi le sembra pronto?
«Tutti».
Ma ci parli della sua esperienza a Benevento?
«Bellissima. Mi sono trovato bene. L’una cosa negativa della mia avventura è stata la retrocessione. Ci siamo rimasti davvero male perché quando sono arrivato le sensazioni erano positive. Noi abbiamo lavorato molto per salvarci, ma abbiamo perso partite che avremmo dovuto vincere».
Come è arrivato a Benevento?
«Tutto merito del presidente Vigorito. Una persona unica. Con lui mi sento ancora oggi e possiamo parlare di tutto. Lo considero un padre e tratta tutti i giocatori come fossero suoi figli. Mi sono trovato così bene che sarei rimasto anche in serie B».
E allora come mai è andato via?
«A Benevento mi ero trasferito da solo e avevo bisogno della mia famiglia. I miei bambini non parlano l’italiano e per loro sarebbe stata dura cambiare così drasticamente tutte le loro abitudini».
Fonte: Il Mattino