L’opinione di Ciccio Marolda sul Corriere dello Sport:
“Londra, giovedì undici aprile. Da quella parte il mar Caspio dove s’affaccia lo splendido golfo di Baku, da quest’altra, invece, il mar Morto, quello stretto tra Bacoli e Miseno dove una volta si specchiava la preziosa e accogliente villa di Lucullo. Andare avanti, oppure tornare a casa mestamente? Questo il problema. Due strade, due storie, due destini e un solo Napoli ancora alla ricerca di se stesso. E allora, pareggiato col Genoa non senza qualche sofferenza, qualche preoccupazione (prima e dopo l’espulsione di Sturaro), eccolo finalmente il grande appuntamento. Andata e ritorno. Si comincia a nord di Londra. Emirates Stadium, a due passi dal mitico Highbury, dove quasi cent’anni fa Herbert Chapman inventò il Sistema, bisnonno di quello che oggi sarebbe il tre-quattro-tre. Il mitico Highbury oggi non c’è più. O, meglio, c’è ma è un’altra cosa. Ha cambiato pure nome: si chiama Highbury Square e dove “c’era l’erba ora c’è una città”: seicento appartamenti di lusso con il prato d’una volta spezzettato in condominiali giardinetti. Ma l’Arsenal c’è. S’è solo spostato un po’ più in là in uno stadio che se si pensa al San Paolo viene facile essere invidiosi. Qui il Napoli proverà a cambiare il corso della sua stagione. Sì, perché giusto o no che sia – e non lo è – questo Napoli divide. C’è chi, semifinali di Coppa oppure no e in attesa di chiedere a De Laurentiis e Ancelotti assai di più, già giudica la stagione un’accettabile esperienza e chi, invece, nel caso di uscita dall’Europa League non esiterebbe a dire che questa stagione è stata un fallimento. Così vanno le cose intorno al Napoli. Colpa, non v’è dubbio, d’un campionato finito troppo presto, ma anche di qualche errore di valutazione, forse anche di presunzione. Perché non ora, ma dopo i due match con l’Arsenal o anche un po’ più in là, qualcuno dovrà spiegare bene perché mai il Napoli s’è indebolito tanto a metà campo, se è vero come è vero che da quando Hamsik se n’è andato e nessuno è arrivato al posto suo, la media punti-partita degli azzurri è scesa da 2,27 a 1,72. Così è: numeri alla mano, più che dell’assenza di Albiol, delle sirene di Allan e dei turbamenti di Insigne, sembra colpa di quel centrocampo indebolito se il Napoli ha lasciato ogni volta mezzo punto agli avversari e alla Juventus. Ma questa è un’altra storia e se ne riparlerà. Ora no. Ora si va a Londra. E quindi, good luck Napoli”.