C’è un bambino, avrà sei, sette anni e si chiama Alex Meret. Ha un pallone e dei guanti che gli hanno regalato il papà e la mamma e gioca nel cortile della sua casa di Flambruzzo, una trentina di chilometri da Udine, nel cuore del Friuli. Ora quel bambino, che pochi giorni fa ha compiuto 22 anni, è il portiere titolare del Napoli e dell’Italia Under 21, in rampa di lancio anche per la Nazionale dei grandi. Le sue considerazioni a Il Mattino:
Tra pochi giorni ci sarà Cech a 100 metri da lei…
«Ecco, un altro che mi incantavo a vedere alla tv e con cui mi ritroverò a giocare contro. I sogni si avverano e io aspetto quella sfida soprattutto perché noi vogliamo andare avanti in Europa fino alla fine».
I portieri che ammira di più?
«Uno è sicuramente Handanovic, che ho avuto la fortuna di conoscere a Udine e di cui ho sempre ammirato il modo con cui attacca la palla, ma tra i miei preferiti di adesso c’è Oblak dell’Atletico Madrid».
A Ospina e Karnezis cosa vorrebbe rubare?
«Ospina colpisce per la reattività tra i pali. Karnezis è completo come pochi, soprattutto nella tecnica: a lui davvero ruberei ogni cosa».
Per quanti anni si vede tra i pali del Napoli?
«Mi trovo talmente bene qui che vorrei dire per sempre. Diciamo che per un bel po’ di anni spero di restare qui, un posto unico al mondo, in un club tra più importanti d’Europa».
I suoi maestri?
«A Udine sono cresciuto con i preparatori Diego del Piccolo, Sergio Marconne e Alex Brunner: mi hanno fatto migliorare nella tecnica che è la cosa più importante in un portiere. Hanno sempre creduto in me e fatto giocare nella squadre con compagni più grandi di me».