Match speciale per Zielinski, dovesse segnare non esulterà

Mica tutte le partite sono eguali: e a volte, in un’ora e mezza, è inevitabile avvertire un’emozione diversa, più potente, forse suadente, certo devastante. Empoli-Napoli ha un senso, come ogni sfida con l’Udinese, perché Piotr Zielinski ci si rivede dentro, ritrova il bambino ch’è in lui, coglie l’essenza di que giorni, di quando arrivò al Sussidiario e cominciò ad allenarsi con Maurizio Sarri: aveva venti anni, pensateci un po’, e scoprì di essere al centro di un micro-universo che cominciò a scrutarlo, perché venne presentato (e giustamente) come un predestinato. Dal 2014 al 2016 c’è un percorso che l’ha portato poi a Napoli (passando da Udine): sessantatré presenze, cinque gol, una esplosione graduale, prima con Sarri e poi con Giampaolo, la capacità di mostrarsi per intero, trequartista o mezzala, e di lasciar scorgere anche altro, per esempio un passo da regista che dovrà sfruttare stasera, perché è lì che lo farà giocare Ancelotti, davanti alla difesa.  


Zielinski approda in quella ch’è stata casa sua con il suo taglio da giovanetto (in fin dei conti ha appena ventiquattro anni) e con il desiderio di segnare, di ritrovare il gol: è arrivato a cinque, l’ultimo lo ha segnato al Parma, questo avrebbe un sapore speciale e meriterebbe un comportamento diverso. Dovesse succedere, non esulterebbe: per rispetto al proprio passato. 

Fonte: CdS

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