Un olandese tra gli “hooligan” napoletani: le minacce e la violenza

Il giornalista olandese Chris Lenders nel 2004 risiedeva a Napoli e si innamorò della squadra azzurra. Nel libro «La nostra unica fede» (Luoghi Interiori, pagg. 169, euro 9,95) egli ripercorre quella storia – dalla delusione per la sconfitta nel playoff del 2005 ad Avellino alla promozione in A del 2007 a Genova, una festa condivisa con i Grifoni rossoblù. Lo fa descrivendo cosa accadeva nei gruppi ultrà. Descrive anche la violenza di quelli che definisce gli hooligan napoletani. A distanza di tempo fa rabbrividire ciò che il cronista-tifoso olandese dichiara di aver visto nello stadio di Bologna il 6 aprile 2007, quando il capo ultrà Busiello chiamò sul cellulare il difensore Giubilato e gli «intimò» di presentarsi davanti al settore occupato da duemila napoletani: poche parole, un gesto («Busiello si passa un dito sotto la gola come per minacciare di tagliarla»).
Lenders descrive in maniera cruda ed agghiacciante la lunga ombra nera delle curve tra bandiere azzurre, nuvole di hashish e violenze. Persone – i capi ultrà – che, quando non ordinano assalti a tifosi avversari, litigano tra di loro, per questioni di tifo o altro, magari spaccio di droga. C’è più violenza che passione, c’è la parte peggiore della tifoseria napoletana, non quella che con grande cuore fu vicina a Reja e agli azzurri nella doppia scalata verso la serie A. Ma era, appunto, tutta un’altra storia.

Fonte: Il Mattino

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