Il Napoli negli ultimi anni ha sempre prestato molta attenzione a quello che succedeva in casa Empoli, le due formazioni si affronteranno nel turno infrasettimanale al Castellani ma sono tanti i punti di contatto tra toscani e campani. E’ facile ricordare Hysaj, Tonelli e Mario Rui (anche se il portoghese è passato dalla Roma prima di approdare a Castel Volturno) e Zielinski (in prestito all’Empoli dall’Udinese), ma il “Sarrismo” nasce a Empoli e trova la sua massima espressione all’ombra del Vesuvio. Aurelio De Laurentiis dopo la fine della gestione Benitez, allenatore preso per dare un’immagine internazionale al club, decide di cambiare progetto sperando che quel “Bel Giuoco” di empolese fattura potesse essere traslato e migliorato a Napoli. Il patron azzurro ha sempre mostrato grande ammirazione per il calcio del “Comandante”, l’1-1 a San Siro contro il Milan avrebbe fatto esclamare al numero uno partenopeo: “Ma come giocano questi?”. Motivo per cui la decisione di portare Sarri al Napoli ha preso sempre più piede, la storia del triennio sarriano la conosciamo già tutti con lo Scudetto sfiorato (o perso in albergo) e lo storico traguardo dei 91 punti. Solo la Juve di Allegri arrivata a quota 95 ha “infranto” il sogno azzurro, ma quel Napoli ha dato per tutto il campionato il sentore di essere oltre la semplice concezione del “Vincere è l’unica cosa che conta”. Ovviamente i titoli fanno la storia e determinano la considerazione internazionale di un club, ma la concezione del “Bello” si sta perdendo per colpa di tutti questi cinici che guardano solo il tabellino e la classifica. Nella vita esiste anche il secondo posto e si può perdere in modo onorevole senza doversi vergognare, non si può essere i migliori in tutto quello che si fa e il Napoli di matrice “Empolese-Sarrista” ha espresso un qualcosa che difficilmente i milioni di euro possono comprare.
A cura di Emilio Quintieri