Ecco la “clausola rescissoria”. Ha un costo, ed è necessariamente eccessivo, poi si sa dipende sempre dalle tasche dell’acquirente: ma quando Gonzalo Higuain firmò, tanto per fare un esempio, e chiese una via d’uscita nel caso in cui qualcuno l’avesse stuzzicato, l’asticella si alzò su cifre (allora) spropositate. E’ andata come si sa e al termine del suo triennio, el Pipita s’è ritrovato con una valutazione più che raddoppiata, perché quei trentotto milioni di euro sono diventati novanta. Un contratto ha bisogno di varie volontà e racchiude svariati interessi equamente divisi tra società, calciatore ma anche management del giocatore: mica semplice chiuderlo, senza doversi piegare – l’uno o gli altri – a qualche «trucchetto».
Nel mondo e in Italia. A ognuno il suo, in questo mondo luccicante e sfarzoso, in cui ci sono voluti 220 milioni di euro per Neymar, ce ne vorrebbero il triplo per Messi e il quadruplo per Benzema (ma perché poi?). Il Napoli, in Italia, si è mosso in anticipo ed ha introdotto il libero mercato ma nella “prigione dorata”: Piotr Zielinski, un fenomeno in via di esplosione (definitiva), è già sufficientemente vincolato da quella clausola da sessantacinque milioni di euro ed uno dei motivi di discussione del rinnovo, sul quale si sta discutendo, è l’adeguamento d’una liberatoria che finirà per sfiorare, statene certi, i cento milioni. Fonte: CdS