Li conosce entrambi. Di Claudio Ranieri è stato giocatore a Napoli, con Carlo Ancelotti è stato compagno nello spogliatoio del Milan. Ecco perché Roma-Napoli è una partita un po’ più speciale delle altre per Giovanni Galli. Cuore diviso, sì. Perché quando Ranieri era in vetta al campionato inglese, non si perdeva una gara del Leicester, così come quest’anno ha seguito con passione ogni sfida del Napoli di Ancelotti.
Sono due allenatori simili perché? «Sono entrambi molto saggi. La loro bravura è quella di scaricare pesi e responsabilità dai giocatori. Fanno esprimere la fantasia dei singoli senza abbandonare un calcio organizzato».
Sono diversi perché? «Premessa: umanamente sono identici. Due persone eccezionali».
E calcisticamente? «Ognuno interpreta il calcio in modo diverso. Anche a seconda delle esperienze accumulate negli anni»
Si aspettava un ritorno di Ranieri alla Roma? «Mi è sembrata la scelta più coerente con il momento dei giallorossi. Ha già allenato lì con buoni risultati. Ora è tornato con un bagaglio di esperienza maggiore e anche un altro peso specifico».
In che senso? «Vincere la Premier certifica le tue qualità. Chi ha visto il Leicester quell’anno e non può non aver notato la sua passione, ma soprattutto la grande capacità di tenere la squadra libera mentalmente. Magari il braccio gli è venuto alle ultime 3 o 4 gare, ma ci può stare».
Capacità che lei aveva riscontrato già ai tempi di Napoli? «Sempre stato un uomo di semplicità estrema. L’ho conosciuto alla sua prima grande esperienza dopo Cagliari: venne a Napoli accettando la sfida di ricostruire il dopo Maradona. Si è sempre dimostrato una persona molto saggia ed equilibrata».
E invece che ricordi ha dell’Ancelotti giocatore? «Carlo è fenomenale. Gli scivola tutto addosso. Ma ha un punto debole».
Quale? «Se gli si alza il sopracciglio sinistro vuol dire che c’è qualcosa che lo fa rosicare. Era una caratteristica che aveva già da giocare. Ha una mimica facciale tutta sua».
Come valuta la sua gestione a Napoli? «Ha compiuto un capolavoro. All’inizio avevo dei dubbi sulla rosa della squadra. Non sapevo come avrebbero reagito dopo l’era Sarri. Invece Ancelotti è stato bravo perché ha liberato le loro menti da questa ossessione dei movimenti, senza tralasciare nulla. Oggi si vede ancora il lavoro fatto nei 3 scorsi anni precedenti ma con l’aggiunta di qualcosa di nuovo».Fonte: Il Mattino