Brinda Sky al successo di ascolti di Juventus-Fiorentina: 343 mila spettatori medi e oltre 1 milione di spettatori unici. Brinda la Juve che ha portato 40mila spettatori allo Stadium. Brinda il movimento del calcio femminile che negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale. Nonostante le sacche di stupidaggine testimoniate dall’episodio della telecronaca di Agropoli–Sant’Agnello. Di lavoro se ne è fatto e tanto ne resta da fare per Katia Serra, commentatrice Sky, ex giocatrice di calcio, responsabile del calcio femminile per assocalciatori.
Una settimana a tutto calcio femminile, cosa ne pensa? «Domenica è stata una festa per tutto il movimento. È anche il coronamento di un sogno di un percorso partito da lontano. Oggi si respira aria di cambiamento. Bisogna ringraziare la Juve che ci ha dato l’opportunità di accedere gratuitamente alla giornata di festa e Sky che in questo campionato sta dando visibilità».
Quando c’è stato il cambio di passo nel movimento? «Nel 2015 quando il campionato non cominciò per la protesta delle ragazze. In quel momento la Federazione capì che bisognava muoversi e cominciò ad attuare delle politiche per il calcio femminile. Poi l’arrivo dei club professionistici ha creato un brand e l’attenzione di Sky ha fatto il resto».
Che idea si è fatta dell’episodio di Agropoli? «Purtroppo ci sarà sempre lo stupido di turno che denigra le donne. Questo fa parte di una arretratezza culturale con cui dobbiamo fare i conti. Fa rabbia, amareggia, si ha quasi il sospetto che ne si voglia ricavare popolarità.Mi auguro che chi sbaglia venga punito».
Tantissime conduttrici e giornaliste sportive. La parità di genere nei salotti tv è stata raggiunta? «Se penso alle giornaliste ce ne sono tante che svolgono ottimamente il loro mestiere. Ma da ex calciatrice è un percorso che deve ancora crescere».
Si riferisce alle frasi di Collovati? «Basta ragionare nella logica di genere. La competenza non ha sesso. Ci possono essere uomini e donne competenti come uomini e donne non all’altezza. Si può e si deve fare di più».Fonte: Il Mattino