La vita poi non è solo una bacheca, anzi: e stavolta che non ci sono coppe in cui perdersi, l’universo che si specchia negli occhi di Ancelotti è un micro (macro) cosmo giovanile che sembra rapito dal suono delle parole, dalle espressioni lievi, da quel senso di serenità esteriore che si propaga all’Università di Tor Vergata. E vabbè, c’è pure quella gioielleria che luccica, ma stavolta, mentre intorno c’è un silenzio quasi surreale che “naturalmente” in duecento creano a mo’ d’atmosfera religiosa, invidiati da altri quattrocento alunni che avrebbero voluto essere lì, nell’aula Fleming, quel che brilla sono gli occhi espressivi di Carlo Ancelotti, la sua maestosa semplicità e pure quella sciccosa, si direbbe regale, eleganza che gli è valsa (anche) il diciassettesimo premio “Etica dello Sport”.
Fonte: CdS