Debutto delle donne in uno degli stadi più belli e nuovi d’Europa. E’ come quando un uomo apre la porta, accenna a un inchino e fa entrare una donna. Galanteria, cavalleria, cosa di altri tempi, chiamatela come vi pare, ma domani la squadra maschile plurititolata e padrona in Italia, in corsa per la Champions e con lo scudetto che prepara la festa, apre la porta della sua casa, accenna un inchino e fa entrare le donne. E niente sarà più come prima.
Laura Giuliani ha una coda lunga che le spolvera le spalle, risposte precise, immediate, istintive che trasferisce alle mani, chiuse dentro ai guanti, quando un pallone ronza nell’aria. Il calcio è passione sennò perché lo fai? Lei dice per “vocazione”. In porta ci finisce perché a 7 anni Laura era più alta di tutti, anche dei maschi e perché “coi piedi non ero brava”. E si sa come finisce tra ragazzini, il più scarso va a fare il portiere, proprio il ruolo più difficile. Ma era la linea del suo destino se oggi para per la squadra più forte, e per l’Italia. Ecco quanto detto nell’intervista al CdS.
Laura, partiamo dai sessantunomila del Wanda Metropolitano per Atletico Madrid-Barcellona, record mondiale in una partita femminile. Sta succedendo anche qui? «Mai visto tanto pubblico, ho pensato wow! Anche noi possiamo fare lo stesso domani nello stadio più bello d’Europa».
Prima contro seconda a un punto, vale lo scudetto? «La Fiorentina è una grande squadra, con giocatrici importanti. Sarà una bella sfida».
Chi teme di più? «Ilaria Mauro, l’attaccante più forte per ora. Ma siamo compagne in Nazionale e non ci sono segreti».
Per chi tifa? «Seguo il calcio a 360 gradi, italiano ed estero. La domenica comincio col femminile. Tifo Juventus da sempre, è stata un’emozione venire a giocare qui. E’ come aver raggiunto un pezzo di sogno. Fare poi la storia del club non è da poco».
Cosa sono i guanti per un portiere? «Sono parte di me, li cambio per le occasioni speciali. Quando li infilo entro in un’altra dimensione. E non per scaramanzia, ma prima infilo il sinistro, sempre».
Verità o leggenda la solitudine dei portieri? «E’ un ruolo solitario, soprattutto in partita. Se domini sei estraniato. Ma in allenamento siamo in tre più i preparatori, non siamo sole».
Cento tiri o zero, cosa è peggio? «Se ne arrivano cento è più semplice, stai sul pezzo. Se non ne arrivano mi tengo concentrata dando indicazioni alle compagne: anticipo le giocate, studio la partita».
Uno spot per domani e per i Mondiali di giugno. «Venite allo Stadium, possiamo stabilire un record. Abbiamo bisogno dei tifosi. Con i Mondiali riportiamo l’Italia nel calcio che conta».
Qual è il suo sogno?
«Alzare la coppa di Champions League con questa maglia».
La Redazione