«Ne è valsa la pena aspettare»: per scoprire che non è cambiato niente, anzi, e che si può restare a digiuno per settantotto giorni di seguito, non uno, ma poi abbuffarsi di un abbraccio soffocante d’uno stadio intero, in venticinquemila tutti per te, che stanno lì a spiegarti Napoli. «Io qui sono amato e non posso che ricambiare». La carica del centoduesima gol non è solo adrenalina allo stato puro, sarebbe troppo semplice, ma è un boccata di calcio romantico che Dries Mertens s’è regalato in quella notte turbolenta, divenuta tante varie cose messe assieme, e che a un certo punto s’è trasformata, tanto per gradire, nel più classico dello «one man show».