Hysaj in conferenza stampa analizza il momento della squadra in vista del match di questa sera alla “Red Bull Arena” contro l’Austria Salisburgo. Ecco quanto riportato dal CdS sulle parole in conferenza stampa dal terzino destro degli azzurri.
«E’ giusto cambiare, così si cresce». Venticinque anni per scoprire ch’esiste un altro calcio – non più più bello, non più brutto, semplicemente diverso – e studiarlo e annusarlo e respirarlo, come un bambino all’aria aperta, mentre insegue un aquilone
. «Io ho sempre avuto lo stesso allenatore e quindi…». E quindi, a venticinque anni, dopo sei (indimenticabili) stagioni con Sarri, Hysaj è uscito da quel football elettrico ed entusiasmante e si è calato in questa dimensione per lui insolita, quindi inedita, che però spalanca verso ulteriori orizzonti. «Non devo raccontare io chi sia Ancelotti e so che con lui posso crescere ancora, perché ha tanto da darci».
E’ stato duro, persino durissimo, uscire dalle certezze di quel 4-3-3 ormai mandato a memoria, da quei codici che ormai gli erano entrati nella testa: la linea alta, l’attacco con i tempi giusti, la sovrapposizione, l’irruzione sul cambio-gioco, il palleggio nello stretto, quegli slanci che da Empoli a Napoli l’hanno fatto diventare uomo prima che di ritrovarsi al buio della panchina (due volte consecutive in Champions, con Liverpool e Psg), dieci volre complessivamente. E poi il ballottaggio con Malcuit a destra o con chi capitava a sinistra: da insostituibile ad alternativo, da riferimento assoluto a titolare (assai) part-time, da un Hysay a quest’altro che ora vede il Salisburgo, pensa a Baku e però sogna anche altro. «Mi chiedete cosa darei per un gol, il mio primo gol, e proprio non saprei dire. Lo inseguo, certo, anche se non è quello il mio mestiere. Darei tutto per provare questa emozione, dalla quale non mi lascio ossessionare. Devo stare calmo e devo pensare a fare bene».
A gustare questa esistenza da venticinquenne, dunque da uomo, che sta tornando ad appartenergli: domenica, a Reggio Emilia, se ne è stato a guardare, ma dopo averne giocate sette di fila, come in quel tempo che ormai diviene il passato. «E questa sfida al Salisburgo è un altro passaggio della mia carriera e della stagione del Napoli. La dobbiamo vivere come sappiamo, provando a metterli in difficoltà e giocando come sappiamo: solo in quel modo raccoglieremo ciò che vogliamo, cioè la vittoria. Mancano Albiol, Maksimovic e Koulibaly, sono fortissimi, lo sappiamo, ma ci sono Luperto e Chiriches, ragazzi di enormi qualità. Ci conosciamo tutti bene, perché siamo qui da un bel po’». Parti di un gruppo, di colleghi e di amici. Hysaj ne fa parte, perché la crescita, da Sarri ad Ancelotti, se l’è presa tutta sul campo. Napoli per lui è un po’ casa. «Ci conosciamo tutti bene, perché siamo qui da un bel po’…». Anche se sembra quasi di vivere un’altra storia. F
La Redazione