Ce n’è per tutti, perché il calcio rotola fuori dal campo e porta non sé riflessioni «alternative, che danzano dal San Paolo al vertice di una piramide dove De Laurentiis lascia che arrivi la propria voce. La querelle dello stadio si è arricchita di nuovi frizioni con la classe politica che governa la città: «Sono scappato dal tavolo delle Universiadi, dove c’è un genio come il commissario Basile, ma dove siedono anche populisti, imbonitori che prendono in giro i propri elettori».
E poi qualche carezza in un «pugno» rifilata qua e là: «Il Napoli è la seconda squadra italiana e non può avere lo stesso peso, lo dico con rispetto, dell’Udinese. Non si può lasciare che Lotito faccia il gioco delle tre carte. E né si può continuare così, con la serie C che fa registrare un’emorragia costante di club. Temo che Malagò, Giorgetti e anche Gravina non abbiano ancora capito cosa stia succedendo e come si debba intervenire. La svolta epocale impressa anni fa da Walter Veltroni meriterebbe un seguito».
La Redazione