Tutti i precedenti di Lorenzo, lacrime e gesti eclatanti

Gioie e dolori il rapporto tra la tifoseria e il capitano del Napoli

La memoria è un labirinto nel quale è inevitabile ritrovarsi, perché pure tra quei dedali si finisce per ritrovare un’entrata, un’uscita, senza riuscire a farsene una ragione: nessuno è profeta in Patria e Insigne, secondo il CdS, ch’è riuscito ad arrivare sino alla fascia da capitano e quindi diventa l’uomo simbolo di quest’epoca, l’ha scoperto subito, ai primi “tiri a giro”, con quegli sbuffi d’uno stadio accolti quasi fastidiosamente, in qualche coro a Dimaro, sui social in cui non gli viene perdonato nulla. Però, la data di riferimento di questo contenzioso “a pelle” rimane il 19 agosto del 2014, l’andata dello spareggio Champions con l’Athletic Bilbao, quei fischi che lo portarono alle lacrime al momento della sostituzione e l’indussero a lanciare la maglietta in panchina, prima di raggomitolarsi su se stesso, le mani tra i capelli. Il bis, quello clamoroso, risale invece all’8 aprile del 2018, nel “dramma” di Napoli-Chievo con vista scudetto, quando lo 0-1 diviene dissenso condito da improperi inaccettabili per lo scugnizzo che reagisce, zittisce il San Paolo, prima che ci pensino Milik (all’89’) e Diawara (al 93’), quando i salmi si ritrasformano in gloria. La storia continua. 

La Redazione

Insigne
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