Il San Paolo stanco di insulti zittisce i “contestatori” di professione

Fischiati gli ultras che durante Napoli/Salisburgo contestavano DeLa

Mai come adesso il dibattito è (del) pubblico e va in onda, una partita sì e l’altra pure, in uno stadio che si è spaccato in due frange rumorose, secondo il CdS, ognuna a modo suo, e che ondeggia tra il dissenso e il fiancheggiamento, tra gli oltranzisti e gli “alleati” in una “guerra bollente” all’ultimo coro, su posizioni chiaramente opposte che avvolgono Aurelio De Laurentiis, lo trascinano da un capo all’altro del San Paolo, lasciandolo ondeggiare tra il “fuoco del nemico” e la difesa d’ufficio di chi ha scelto di stargli al fianco. La Napoli “collerica” ed “allergica” a De Laurentiis ha di nuovo espresso le proprie posizioni, e in maniera possente, innanzitutto al Tardini, toccando il diapason dell’insofferenza (la chiameremo così) con quell’assalto frontale che non ha risparmiato quasi praticamente nessuno e che – da padre in figlio – è scivolata nel livore e persino nella ferocia cattiveria; e poi è stata rilanciata domenica scorsa e anche giovedì sera, in un San Paolo che però poi nei suoi trequarti ha rotto gli argini, si è stufato di quel clima irritante ed ha cominciato a fischiare sulle strofe di una ostilità paradossale in quel teatro dei sogni.
Sui quindici anni tra Aurelio De Laurentiis e la tifoseria non sempre (e forse raramente) sono piovuti coriandoli e il ruolo da protagonista del Napoli in Europa, l’autorevole e però anche inutile resistenza al dominio della Juventus, le coppe Italia, la Supercoppa italiana, questa statura internazionale riconquistata (ri)partendo dall’inesistenza più assoluta e approdata sino ad Ancelotti non sono stati sufficienti ad avvicinare l’uno agli altri. Però sono stati utilissimi – perlomeno adesso – a costruire una contrapposizione ideologica che pare ricca di contraddizioni. Napoli ha scelto di stare contro (i) De Laurentiis e poi al suo fianco, sviluppando una propria, personalissima “ola” del San Paolo che da un settore all’altro si ingrossa e si sgonfia, in un concerto a più voci che sembra racchiuda in sé tracce d’un irragionevole masochismo nel quale non s’intravede un perché. 

La Redazione

San Paolo
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