Le parole che non t’aspetti, quel senso di felicità che Ancelotti soffoca da psicologo o forse da chi ne ha viste tante, troppe, e non vuole correre il rischio di osservarne altre.
Non sembra soddisfatto, Ancelotti.
«Il risultato è importante, ci mancherebbe, ma non dobbiamo assolutamente pensare che sia fatta. Non possiamo permetterci calcoli, come ha dimostrato quel finale nel quale abbiamo rischiato qualcosina».
Eppure quante palle gol…
«Abbiamo creato sempre tanto e però, a volte, con Fiorentina e Torino, abbiamo sciupato tanto. Ora siamo comunque costretti a segnarne uno in Austria, per non andare incontro ad una serata complicata».
I gialli di Koulibaly e di Maksimovic aprono una falla enorme in difesa.
«Il fallo in uscita di Koulibaly si poteva evitare. Ma non dobbiamo ripensare a quello che è successo. Non mi preoccupano le loro assenze, ce ne saranno altri che sono affidabili, ma mi lasciano perplessi certi scompensi».
Toccherà a Chiriches e Luperto…
«E sono tranquillo, sono ragazzi che sanno cosa darci. Semmai sono alcune interpretazioni, soprattutto negli ultimi minuti della gara, sulle quali bisogna lavorare».
Avete lasciato una chanches, anzi due…
«E abbiamo preso dei rischi che potevamo evitare ma è stato bravo Meret. Abbiamo concesso qualche contropiede, sul 3-0, quando invece basterebbe mettersi dietro, stare coperti, essere impenetrabili come sappiamo fare. Siamo esuberanti, talvolta, ma quando ti mancano le energie devi sapere aspettare».
Il Salisburgo non ha mai mollato.
«Il Salisburgo ha tanto ritmo e bisogna stare attenti. Ma noi per un tempo e mezzo siamo stati bravi davvero: ecco, quel Napoli non mi allarma, anche se che queste partite durano centottanta minuti».
Il Napoli che diverte è quello che le piace.
«Il calcio è soprattutto qualità, ma anche applicazione, attenzione e anche furbizia. Su qualche aspetto, bisogna migliorare».
Rimpianti per la Champions League, dopo aver visto il Psg?
«Meglio non pensarci ma mi è andata bene: se fossi stato sulla panchina del Psg, avrei cercato un ponte per buttarmi giù. Magari dopo aver mangiato un piatto di pasta».
Intanto sta già per arrivare la partita di Reggio Emilia.
«Pensiamo a quella, infatti, e a come gestirci, perché qui si va in campo ormai ogni settantadue ore. Sono contento per tante cose, per esempio la facilità con cui arriviamo al gol, caratteristica che si è già notata spesso. Però…». Fonte: CdS