La rincorsa alla Juve parte dallo stadio, lo ammette Ancelotti. Nel 2015 De Laurentiis ci provò

Della malanotte di Fuorigrotta non restano solo le immagini dell’espulsione di Meret per il fallo inesistente su CR7 e delle lacrime di Insigne per il rigore fallito. C’è soprattutto il peso di quei 16 punti di svantaggio che anche ufficialmente chiudono la sfida per lo scudetto 2019, ammesso che sia mai iniziata, perché l’arrivo di Cristiano Ronaldo – dopo 7 scudetti consecutivi della Juve- lasciava intuire il percorso del campionato

Un tentativo lo fece anche De Laurentiis, ma quattro anni fa il suo progetto da 40mila posti venne bocciato da Palazzo San Giacomo. Adesso che il gap con la Juve è più accentuato si evidenzia l’esigenza di irrobustire la squadra e consolidare la società, appunto attraverso la costruzione di uno stadio del Napoli e non del Comune, affinché possano aumentare le entrate nelle casse del club. I mezzi a disposizione ci sono: è emerso dal bilancio dello scorso giugno il dato di un tesoro di 118 milioni a disposizione del club – un record europeo secondo il «Sole 24 Ore», a conferma della sana gestione attuata dal presidente che nell’estate 2004 rilevò il titolo dalla Sezione Fallimentare di Castel Capuano.


Il San Paolo è in queste settimane finalmente sottoposto a restyling – era in condizioni vergognose, per la sicurezza oltre che per l’immagine – grazie ai milioni, 25, messi a disposizione dalla Regione Campania in vista delle Universiadi. Ma è uno stadio vecchio, costruito quasi sessant’anni fa: non è un modello che può generare ricchezza. Ancelotti, che ha guidato i più prestigiosi club europei, è stato esplicito facendo il raffronto con la potenza economica della Juventus. Ne ha elogiato i calciatori e il percorso tecnico, e non solo. «Lo stadio di proprietà permette un fatturato maggiore e di poter investire più di altri». Fonte: Il Mattino

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