Sono passati più di 20 anni, ma ancora oggi quando incontrano Giuseppe Volpecina per strada lo fermano e lo indicano come uno degli eroi della vittoria del Napoli sul campo della Juventus nella stagione 1986-87. Eroe per davvero, perché sul 3-1 finale c’è anche impresso a fuoco il suo nome. Complice quel terzo gol utile per mettere il risultato definitivamente in cassaforte per gli azzurri. Ecco quanto ha dichiarato nella lunga intervista rilasciata ail Mattino (ve la proponiamo più avanti):
La Juve era proprio nel suo destino. Dal settore giovanile a quel gol in serie A destinato a rimanere nella storia. Ce lo racconti.
«Ero entrato da poco in campo e la Juve pressava per arrivare al pareggio visto che vincevamo 2-1. Io ero fresco ed ero già andato al tiro dopo pochissimo. Quando vedo scattare Carnevale decido di seguirlo: avevo campo e passo e mi è venuto istintivo andargli dietro per creare superiorità numerica».
E il gol?
«Carnevale prova a dribblare Favero, ma il pallone arriva a me. Non me la voleva passare, perché era l’attaccante e gli attaccanti hanno egoismo innato. Lo capisco. Quello però diventa un assist involontario».
Si tratta del terzo gol, dopo quelli di Ferrario e Giordano che avevano ribaltato l’iniziale vantaggio della Juventus con Laudrup. Dopo che succede?
«Dopo il gol, non vedevo l’ora che l’arbitro fischiasse la fine».
Davvero?
«Perché a Torino c’è sempre il rischio di pareggiare o di perdere. Se non avessi fatto il 3-1 sarebbe certamente finita 2-2. Con il 3-1 la Juve si è fermata. Li abbiamo ammazzati psicologicamente. Abbiamo definitivamente chiuso la partita e abbiamo capito che eravamo più forti».
Ci dica la verità, quel gol vale un po’ di più perché lei era anche in fuorigioco
«Carnevale perse un po’ di tempo nel passaggio ed io ero andato un attimo oltre. Calciai di prima per evitare che l’arbitro nel dubbio chiamasse il fuorigioco. Se avessi fermato la palla e avessi riflettuto forse l’avrebbe annullato. Comunque ero più in là di poco. Può capitare. Anzi poteva capitare, perché oggi c’è il Var».Fonte: Il Mattino