Kalidou arriva in reparto, al Primo Policlinico, dopo l’allenamento, e viene accolto da cori da stadio. «Koulibaly, facci sognare: distruggili domenica», gli urlano. E lui promette battaglia contro la Juve. Cerca la stanza dove è ricoverato Ceikh Ndiaye, il bimbo di tredici anni sfigurato dalle ustioni trasferito da Dakar per un doppio intervento chirurgico, per ricostruire il viso e rimettere a posto le mani. Esaudito il desiderio di incontro espresso sul Mattino, il 26 febbraio. Anzi, di più. Alla mamma del piccolo paziente, già in lacrime per l’emozione, il calciatore consegna diecimila euro, una sua maglietta del Napoli, un’altra del Senegal, una terza con il cognome del bambino, e le scarpette, una tuta e tutto l’occorrente per entrare in partita. Resta poi da solo con il ragazzino ed i suoi familiari, il colloquio dura oltre due ore. Prima di andar via fa visita a tutti gli altri ricoverati, firma autografi, si concede per i selfie. Domani mattina Ceikh entrerà in sala operatoria, poi lo farà di nuovo il giorno 5.Ha il volto sfigurato e le mani ustionate da quando aveva nove mesi, a causa di un rogo nella sua casa-capanna. Il 19 marzo dovrà tornare a Dakar, con il volto ancora fasciato, ma con la speranza di poter togliere le bende, finalmente.
Il Mattino